Grazie, Sara Buzzurro, di cuore. E’ vero, le donne venivano uccise già un milione di anni fa, ma noi veniamo da 200 anni in cui abbiamo cercato di cambiare la società in senso laico, libertario, responsabile, ed in cui abbiamo cercare di bandire la violenza dalla nostra vita. Siamo costretti a vedere che nessuno sa più cosa sia l’amore, e non voglia saperlo. Perché l’amore è l’unica cosa che si possiede: il MIO sentimento per una persona. Ma quella persona non è IO, non mi appartiene. L’amore è l’opposto, ed è faticosissimo impararlo, proprio perché la maggior parte delle persone considera la negazione della libertà come un elemento positivo e MORALE della nostra vita. In questo paradosso, sempre più uomini chiamano amore la liceità del proprio egoismo infantile, e non la faticosa emancipazione che ciascuno deve percorrere da ciò. Sempre più uomini considerano i limiti di sé stesso ben al di là dell’integrità psichica e fisica di una donna. Sempre più uomini sono dei mostri, e non lo sanno. Siamo come nel 1929: la rabbia, la frustrazione, l’ignoranza, la paura, diventano la miscela che convince i più deboli (che sono sempre di più) ad avere il diritto di rinunciare alle proprie responsabilità. Tutti vogliono mamma, subito, sempre. Una mamma che si lasci usare, dominare, punire, possedere. L’orrore della società arcaica è tra noi, e purtroppo ci sono troppe donne che, per colpa dell’educazione, accettano questo schifo. Le altre, le streghe, che vengono bruciate, sono l’ultima speranza della nostra società. Ma non le difende nessuno, perché ciascuno di noi è stregato da loro e continua a mendicare attenzione, invece di offrire sostegno. Lo dico perché queste coglionate le faccio anch’io, e non riesco mai a smettere del tutto. Come diceva De André: anche se ci sentiamo assolti, siamo per sempre coinvolti: “Femminicidio. Un altro. Continuamente, ormai. Molti dicono che ci sono sempre stati, la differenza è che ora se ne parla; molti dicono che è inevitabile, perché oggi le donne sono più emancipate, libere da stereotipi e alla ricerca della propria nuova identità. Ma queste sono chiacchiere e pericolose giustificazioni, figlie di un passato che ormai non ci appartiene più, anche se purtroppo molti faticano a capire questo. Il possesso non ha nulla a che fare con l’amore, nulla. Non esiste un dominatore e un sottomesso, esistono due individui con il loro vissuto e il loro presente. Dietro possesso e gelosia si nascondono senso di proprietà, bisogno assoluto di controllo, ostilità, un infido odio represso per tutto ciò che l’altra persona rappresenta misto a invidia, una declinazione letale di amore malato con pericolose metastasi di distruzione che invadono l’autostima e il narcisismo di individui sempre più persi e smarriti, di solito con una storia familiare tormentata, o peggio ancora fredda, distante, assente. I sentimenti non sono una prigione, ma una magia che si rinnova ogni giorno, vive e cresce sul terreno della libertà e del rispetto, in cui l’altro è consapevole della sempre possibile fine. A questo dovrebbero essere educati i ragazzi, a questo dovrebbero essere rieducati gli adulti: amare sé stessi con tutte le proprie fragilità, che sono parte integrante dell’essere umano e lo rendono unico e alla maturazione di una forza che porti ad accettare l’altro e la sua storia in tutti i suoi pregi e difetti più terribili, quella stessa forza consapevole capace di gestire il distacco della fine di un rapporto. Scuola e famiglia dovrebbero essere i primi agenti a rispondere con programmi educativi, ma io sento tante voci e pochissima sinergia nel trasformarli in progetti concreti. E la politica, unita in una sola forza e una sola voce”.

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