Si ricomincia a discutere di una possibile uscita dell’Italia dall’Euro. Ancora una volta chiedo scusa ai più preparati, perché cercherò di usare il maggiore sempliciottismo possibile, di modo che capiscano anche le persone che non si intendono di certi argomenti. E comincio dal passato. Molte persone si lamentano del fatto che, dopo che l’Euro è divenuto la nostra divisa, i prezzi sono raddoppiati. Per molti questo è un argomento per chiedere di recedere dalla moneta unica europea. Nemmeno discuterò se avete ragione o avete torto a pensarla così. Sta di fatto che siamo nell’Euro, e la politica, che è pragmatismo, non prevede (a meno di non essere leghisti, grillini o ubriachi) decisioni politiche per vendetta. Se usciamo dall’Euro facciamo un dispetto a Prodi, D’Alema e Giuliano Amato? Siete matti, quelli se ne fregano. La decisione sull’Euro va presa capendo se ci conviene o no. Che succede se l’Italia esce unilateralmente dalla zona Euro? Ovviamente reintrodurremmo la Lira e svaluteremmo il più velocemente possibile. Ma chi farà questo? La Banca d’Italia? Non lo so, ma non è affatto detto che lo faccia, ed il governo, chiunque segga a Palazzo Chigi, non potrà fare nulla. La Banca d’Italia non appartiene più allo Stato, ma alle banche italiane. Intesa San Paolo e Unicredit, insieme, hanno 100 voti su 316. Il Monte dei Paschi di Siena ne ha 19, e la Francia, tramite Generali e BNL, ne influenza ben 63. Rendetevi conto. Ma che succede se si svaluta? Stiamo meglio? Di colpo abbiamo una cifra più grande in tasca? No, anzi. La grande industria ha lasciato l’Italia, così come la proprietà di molte aziende in settori chiave. L’Italia importa energia, prodotti agricoli, manufatti, tutto. E queste cose continueranno a costare in Euro, mentre noi avremo uno stipendio ridotto di non si sa quanto, ed in Lirette scrause. Le aziende che dipendono dagli introiti del mercato interno falliranno a causa del crollo di questo (e del fatto che il debito pubblico annienterà le casse dello Stato), quelle che dipendono dal mercato estero avranno una spinta in avanti, ma cercheranno ovviamente di trasferirsi in zona Euro, di modo di sfuggire alla tagliola della svalutazione, e dell’introduzione di dazi doganali, che serviranno all’Unione Europea per riequilibrare le nostre decisioni protezionistiche, Il nostro debito con l’estero, naturalmente, resta in Euro, o Dollari, o Rubli, o altro. Se restiamo, si va avanti a lottare, perché questa Unione Europea è oggettivamente un disastro, un carrozzone di corruttela ed egoismi particolari. La MPS ed Alitalia, per esempio, in barba alle regole assurde di Bruxelles, verranno comunque “salvate”, e l’Unione aiuterà, perché non può permettersi di far crollare aziende italiane che, a loro volta, tirerebbero dietro sé banche tedesche e francesi ed olandesi e spagnole. Non credo che sia un bene salvare queste aziende, riducendo i soldi a disposizione per investimenti reali, ma succederà, perché l’alternativa è quella di far vedere a tutti che il Re, a livello europeo, è Nudo. Avremo per questo meno migranti che sbarcano in Sicilia? No, ma avremo più migranti bloccati alla frontiera con l’Unione e che saranno costretti a restare in Italia. Grillo promette un referendum. Via da tutto. Vuole persino uscire dalla NATO, perché si è offeso che il partito più europeista di tutti, cui lui voleva aderire, gli abbia sbattuto la porta in faccia. Quindi referendum sull’Euro, sull’Unione e sulla NATO. Vi avverto, è consultivo, ovvero non vincola il governo. L’unico referendum che ha una possibilità di ottenere un risultato è per l’uscita dell’Italia dalla UEFA e dalla FIFA. Basta Champions League e Coppa del Mondo. Matteo Renzi ed i suoi non hanno nessuna voglia di uscire dall’Unione, e lo hanno fatto vedere. Il PD e Forza Italia hanno oramai da tempo programmi e uomini e obiettivi ed interessi simili. Renzi ha capito che l’Italia può picchiare i pugni sul tavolo e che tutti si mettono paura. Mario Monti non è riuscito nel suo proposito di far fallire l’Italia e renderla simile alla Grecia. Abbiamo ancora delle carte buone da giocare – per esempio perché abbiamo il risparmio più forte d’Europa, checché ne dicano le agenzie di rating del cavolo. E allora? Allora bisogna avere un programma vero. Se non riusciamo a smontare le voglie protezionistiche e cieche degli egoismi nazionali, allora battiamoci alla pari. Il nostro risparmio viene investito all’estero. Smettiamola. Sosteniamo aziende decotte e non aiutiamo le aziende che creano plusvalore. Smettiamola. Ci rifiutiamo di sostituire i costi disumani dell’amministrazione pubblica con la tecnologia ed il reddito di cittadinanza (che è un risparmio pazzesco di denaro, come dimostra la Germania). Smettiamola. Indeboliamo la Polizia, la scuola, abbiamo cancellato cultura e ricerca scientifica. Smettiamola. Abbiamo umiliato l’agricoltura ed il turismo. Smettiamola. Potrei continuare per ore – chiedendo scusa per essere stato così semplicistico. Una volta i partiti prendevano voti perché garantivano i posti di lavoro. Oggi perché promettono di vendicare il fatto che quel vecchio sistema non funziona più. Grillini e Leghisti promettono di punire coloro che non corrompono più, perché non hanno più potere – e non hanno più sapere. Ma le loro soluzioni, le giravolte, le piroette politiche, sono la manifestazione peggiore della malattia che ci sta portando alla morte. Dobbiamo invece batterci. A Bruxelles, non a Poggio Mirteto. Come disse John Belushi, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Non i pupazzi del voto di pancia, non i banditi del PD, non i bifolchi illetterati del cosiddetto centro-destra. Ci vuole qualcosa d’altro.

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