– “Non qui non ora” di Andrea Cosentino è grandioso, maestoso, festoso, trascinante, allegro, preciso come una lama, è la prova del fatto che esiste una riserva universale di non detto cui solo Andrea pare attingere e che chi legherà alle poltrone per decenni. Un piccolo esempio. Quando parla dello spettacolo che farà, che sarà sull’economia, dice di aver capito che la finanza (e quindi la sopravvivenza di noi tutti) è legata alla fiducia. Chi sono quindi sti cretini che hanno smesso di fidarsi e ci hanno gettato nel baratro? Ma non si tratta di battute o crasi apodittiche più o meno spassose. Andre Cosentino ci accompagna insieme ai suoi personaggi nel tempio del metateatro e nella dicotomia fra narrazione e performance. Lasciamo perdere il fatto che nella parte di spettacolo in cui si scimmiotta Marina Abramovic l’intero pubblico abbia le lacrime agli occhi per le continue risate (Andrea Cosentino bravo almeno quanto i Monty Python degli inizi). Cosentino smonta pezzo per pezzo l’illusione della spontaneità del gesto, dell’immanenza dell’arte, dello statement in se. La sua è una lunga, esilarante, impercettibilmente rabbiosa resa dei conti con l’insegnamento classico del teatro non classico. Tutto, smonta tutto, sempre più veloce, in una baraonda di regole spezzate, preconcetti lessi, sarcomi di sarcasmi (ed è così che si deve trasmettere la passione senza mai essere patetici), per tornare alla fine alla parola primigenia, dipinta con il ketchup sul palco. BUA. Il metateatro fa male, il teatro moderno fa male, il teatro performativo fa male. “Basta che io ci metta una pausa e voi vi credete: wow, chissà che cazzo avrà mai detto”, invece Andrea Cosentino parla velocissimo “così io dico cose fighissime ma voi non ve ne accorgete e ve lasciate scorrere sopra come acqua”. L’insegnamento è nel titolo. Non é qui, non é ora. Il teatro é lì ed è allora. Solo Andrea Cosentino é in entrambi i luoghi e tempi, per farci vedere la grande risorsa del cervello umano, quando é strettamente collegato al cuore ed ha qualcosa da dirci, altro dal piangersi addosso. Meraviglioso.

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