– 15 Novembre 1976. Me ne ero dimenticato, grazie per avermelo ricordato. Non so perché Tu abbia chiamato oggi, 35 anni dopo. Ho subito riconosciuto la voce. Mi sono ricordato delle passeggiate di notte sulla spiaggia di Rimini, di come Ti tiravi su gli occhiali e mi guardavi di traverso. Allora, naturalmente, non avevo idea di cosa Tu provassi. Non so perché Tu me lo abbia detto oggi. Non so nemmeno come Tu abbia fatto a rintracciarmi. Non vuoi il link su Facebook e non vuoi che Ti scriva direttamente, perché LUI è gelosissimo. Mi fá un po’ ridere… nemmeno ci riconosceremmo per strada. O forse sì, perché i sogni fatti da bambino passano, ma gli odori ed i colori che ci abbinavamo non passano più. E sai cosa, Doni? Mi ricordo una parte del testo che scrissi per Te. Poi Tu, a Roma, dopo quel 15 novembre, mi dicesti: “Conserva le tue parole per un affetto che le valga”. Nel frattempo ho scritto e amato invano milioni di milioni di volte, ma le parole sono rimaste. E quelle per Te, se non Te le ricordi, erano pressappoco così: “È sera e come al solito sto qui ad aspettare / Il senso di malinconia usuale / La luce della luna che si specchia sopra il mare / Non sembra che tutto sia davvero reale / Ricordo l’Adriatico, così piatto ed uguale / Senza senso né poesia, tutto così irreale / Eppure così tenero il mio sciocco coccolare, davvero non lo era mai stato”. Daniele, forse Ti ricordi di Lei? E di Antonio Mercuri? E del Motomorini? Sono uno sciocco patetico, ma l’autunno è e rimane per sempre la stagione dell’amore, perché è li che la ferita della malinconia si fà così profonda da obbligare il cuore a lasciare uno spiraglio aperto, perché qualcuno possa entrare ancora a farci male. Ciao, Doni PS: Daniele, io sono rimasto uno stupido, ma una cosa l’ho imparata, che allora non potevamo immaginare. Tutti i ciottoli sono sconosciuti, tutti. Come noi.

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