Per un motivo professionale ho passato tre giorni a studiare il bilancio dello Stato polacco. Poi, per capire certe cose che mi sembravano assurde, ho fatto il confronto con un documento analogo del Belgio (volevo uno Stato piccolo, capisco meglio le proporzioni), poi mi sono guardato dei documenti pubblici della BCE ed alla fine, disperato, ho ruffolato a casaccio tra diverse linee di principio di alcuni Stati dell’Unione Europea. Più che annoiato sono esausto. L’impressione è che non esista una sola cifra che sia veramente credibile. I bilanci di previsione mi paiono fatti con il sistema del Gratta e Vinci – se ne compro abbastanza è statisticamente possibile che ogni tanto io mi intaschi qualcosa. Volevo essere preciso, non sono in grado di esserlo. Magari sono io che non sono abbastanza preparato, oppure il mio cervello che si rifiuta di coordinare la messe di dati – ma ho la spiacevole impressione che ci si trovi nel paradosso di Spufford. Francis Spufford, autore inglese di romanzi storici, descrive in “L’ultima favola russa” la parabola di Leonid Kantorovic, lo scienziato che, negli anni 50, ricevette l’incarico di costruire un computer che realizzasse un Piano Quinquennale che comprendesse TUTTI i dati economici e fosse scientifico. Non gli riusciva mai. Finché andò a spiegare al Compagno Andropov che aveva bisogno di più denaro per un computer migliore. L’ex capo del KGB ed allora Segretario Generale del PCUS gli chiese: “Ma da dove li prendi i dati economici?” Kantorovic: “Sono i dati ufficiali di tutte le unità agricole ed industriali, di tutti gli Oblast e dello Stato”. Andropov fece una smorfia, gli diede una pacca sulla spalla, e disse: “Compagno, nessun computer può dare un risultato intelligente usando solo dati folli”. Ho l’impressione che ci troviamo oltre il limite temporale della fine di un’era, e che io probabilmente sia troppo vecchio per intuire la nuova. Se tutti i dati fossero fasulli, di cosa discutiamo? Se i cittadini votano senza sapere cosa e perché, visto che l’intero sistema dell’informazione è truccato, siamo ancora in democrazia? Se ogni singola aspirazione di socialità, comunanza, solidarietà, si deve confrontare con una società che non si concepisce più come tale, ed al contempo rifiuta il concetto di corresponsabilità, dov’è che stiamo andando? Se ormai vale tutto, ma proprio tutto tutto, c’è ancora qualcosa, per quanto piccolo ed apparentemente irrilevante, che valga veramente qualcosa? Giorgio Gaber morì dopo aver registrato “La mia generazione ha perso”. Temo non si rendesse conto affatto del suo esagerato ottimismo. O forse sono io, che non capisco più nulla.

Lascia un commento