Il Congresso degli Stati Uniti ha votato all’unanimità una legge che toglie la protezione all’Arabia Saudita nei processi intentati dalle vittime dell’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, e Barack Obama si è affrettato a dire che, se dovesse passare anche al Senato, lui quella legge non la firmerebbe – affossandola. Detta così parrebbe una cosa che non ci riguarda, e la presa di posizione di Obama, come anche l’unanimità del Congresso, opposti alla sua volontà (apparente), appaiono stupefacenti, ma alla fin fine sembra una cosa talmente lontana da noi… Ne scrivo perché si tratta di un errore grave: Questo è un capitolo determinante di una guerra nella quale noi siamo al contempo commilitoni (militarmente), vittime designate (economicamente) e coprotagonisti (politicamente). La decisione finale degli Stati Uniti, quale che sia, cambierà fondamentalmente nell’una o nell’altra direzione la storia politica ed economica del Pianeta almeno per i prossimi vent’anni. Partiamo dal fatto in sé. I terroristi che dirottarono gli aerei dii linea sulle Torri Gemelle avevano accrediti veri della Corona Saudita, ed uno dei motivi per cui non vennero investigati prima dell’attentato è perché erano sotto l’ala protettrice dell’Ambasciata Saudita a Washington. Come forse già saprete, immediatamente dopo l’attentato, la CIA e l’FBI prelevarono una ventina di membri influenti della famiglia Bin Laden, che vivevano negli Stati Uniti, e li rimpatriarono segretamente, per evitare che passassero dei guai. La famiglia Bin Laden, era ed è il principale socio industriale e commerciale dell’impero finanziario della famiglia Bush – uno dei cui esponenti, George, era Presidente degli Stati Uniti al momento dell’attentato. Le inchieste successive dimostrarono vieppiù chiaramente il sostegno attivo dato dalla Corona Saudita ad Al-Qaeda (fino ad un certo punto, perché Osama odiava la Corona saudita) e ad altri movimenti militari del fondamentalismo islamico. Esiste un dossier della procura federale degli Stati Uniti che dimostra (pare) molto di più, e che il vicepresidente John Kerry a marzo ha promesso che sarebbe stato reso pubblico. Un’ora dopo il suo annuncio, il ministro degli Esteri arabo, Adel al-Dzhubeyr, ha dichiarato al New York Times che se Kerry avesse mantenuto la sua parola, l’Arabia Saudita avrebbe venduto immediatamente tutto ciò che quel Paese (e specialmente la monarchia) possiede negli USA. Specialmente i Bonds, per un valore di 750 miliardi di dollari, sono una cifra pazzesca che metterebbe in ginocchio l’export americano in un solo minuto. Sicché capite perché il Presidente Obama ha reagito come ha reagito. Ma il popolo americano se ne frega. I parenti delle vittime sono (giustamente) assetati di verità e, già che ci sono, di vendetta. Se la legge di protezione degli interessi sauditi sul territorio USA viene abrogata, loro potranno declassificare ogni documento segreto, usarlo in Tribunale, ed ottenere il sequestro dei beni sauditi per una cifra che – secondo le richieste di chi ricorre in Tribunale – supera i 2000 miliardi di dollari. Una cifra inimmaginabile. Anche se il Tribunale dovesse garantire loro un quarto o un quinto di quella cifra, sarebbe un terremoto. Non solo. Improvvisamente, una volta dimostrato in un Tribunale Civile che la monarchia saudita è corresponsabile di quell’attentato e di altri attacchi a cittadini americani (inclusi i militari presenti in Medio Oriente, dall’Iraq all’Afghanistan), tutta l’economia e la politica (e quindi la monarchia) saudita finirebbe nelle liste nere di un embargo contro il terrorismo che destabilizzerebbe le strategie politiche ed economiche non solo degli Stati Uniti, ma anche e soprattutto dell’Unione Europea, Italia inclusa. Questo in un quadro globale di recessione e deflazione spaventose, in cui la guerra tra mondo saudita (non arabo, attenzione, ma saudita!) ed il resto del mondo si gioca sulle speculazioni sul prezzo del petrolio che crolla, sulla fine dell’embargo contro l’Iran, sugli accordi di Israele che vende il petrolio dell’ISIS (ed infatti non soffre attentati sul suo territorio, mentre noi Europei non sappiamo se giocare o no la Coppa Europa di calcio in Francia tra poche settimane), sugli accordi con la feroce dittatura di Erdogan per gli immigrati, sulla folle strategia francese in Libia e le sue conseguenze orribili, sia in Libia che in Siria, sull’equilibrio delle pressioni su un’altra feroce dittatura, quella egiziana. Una guerra in cui Vladimir Putin è stato abilissimo a ritagliare uno spazio inusitato per la Russia, che altrimenti stava per essere schiacciata industrialmente dalla Cina e dagli Stati Uniti. Una guerra in cui, morto Giulio Andreotti, l’Italia fa ciò che può, insomma balla coi lupi, e balla al ritmo che loro impongono. Naturalmente è vero che la monarchia saudita finanzia il terrorismo fondamentalista islamico. E’ vero. Lo si sa da oltre 25 anni, eppure l’Arabia Saudita è rimasta ufficialmente l’alleato preferito della NATO (insieme alla Turchia), in base a strategie vecchie di 70 anni e che sono difficili da valutare positivamente. Anzi, direi che contribuiscono gravemente a destabilizzare l’intero continente asiatico. A noi dicono da decenni che i cattivi sono Gheddafi, Saddam Hussein, l’Ayatollah Khomeini, la Fratellanza Islamica, ma nessuno ci dice che la famiglia reale saudita è forse peggio di loro (e con questo non voglio bagatellizzare la disumanità degli altri regimi). Pragmaticamente, l’Unione Europea ha un interesse precipuo nel difendere i propri interessi economici in quei Paesi, continuare ad avere petrolio a prezzi ragionevoli, evitare atti terroristici sul territorio italiano. L’Italia va da sola, perché (giustamente) non si fida dei suoi cosiddetti alleati, ed in questo senso Andreotti ha indicato la via e Silvio Berlusconi (parole simili dalla mia bocca…) ha fatto scelte consapevoli e condivisibili. Me ne frego se lo stile che ha usato è girare col pisello all’aria e vantare conquiste muliebri. Mi sembra che le stragi in Siria ed in Libia, i massacri segreti in Arabia, Iraq, Afghanistan e compagnia cantante siano molto peggio della verginità ideale di una ragazzina e dei soldi presi da una dentista per averla intermediata in qualche letto illustre. Scusate la rozzezza, ma lì non scorreva il sangue degli innocenti, ma i fluidi consapevoli di gente che disprezzo, ma che non fa del male a nessuno. Vi sembra complicato? Non è finita. In questi giorni la Corona saudita ha annunciato la costituzione di un Fondo Sovrano dell’Arabia dotato di 2000 miliardi di dollari, che a partire dal 2017 dovrebbe investire ovunque, ma soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Un Fondo Sovrano è un Fondo finanziato dalle tasse di uno Stato, e che sfugge praticamente ad ogni controllo. Oggi il più grande è quello norvegese, che però si è dotato di un auditing rigidissimo e cerca di evitare di investire in progetti discoli legati alla criminalità, al militare, all’inquinamento, allo sfruttamento delle popolazioni più povere. A quali criteri risponderebbe un Fondo saudita ve lo lascio immaginare. Tra dieci anni saremo probabilmente costretti ad investigare sulla possibilità che una piccola azienda di Vimercate, che vende paccottiglia metallica, con i suoi dividendi finanzia coloro che mettono le bombe a Lecco. Da morir dal ridere. Ed il governo italiano, a quel punto, si troverebbe magari a non poter arrestare nessuno (il problema che hanno appunto gli Americani) perché chi ha organizzato gli attentati gode dell’immunità diplomatica ed appartiene ad un Fondo Sovrano che finanzia il welfare del nostro Paese. Sicché Renzi, o chi per lui, come Obama, per pragmatismo deciderà che i morti di Lecco valgano bene i posti di lavoro garantiti dalla disumana dittatura saudita. E non è tutto. Quel Fondo rappresenta una sfida del nucleo della famiglia reale al resto dell’apparato di centinaia di parenti intriganti ed assassini, quelli più legati alla visione wahabita dell’Islam, che vogliono che l’Arabia resti un Paese di beduini assetati di sangue, e vede con odio le mollezze occidentali cui i rappresentanti più “illuminati” (oddio, questa parola in un simile contesto di oscurantismo medievale…) si abbandonano volentieri. Mi spiego meglio: la “destra” della dittatura saudita quel Fondo non lo vuole, perché permetterebbe un’occidentalizzazione a tappe forzate della dirigenza araba. D’altra parte vedono anche loro che con il rientro dell’Iran all’interno del consesso del mercato globale, con la caduta libera dei prezzi del petrolio, a causa dell’impossibilità congenita dell’Arabia Saudita di creare uno stabile ed assetato mercato interno, l’alternativa al Fondo non la si vede, a meno di non accettare la cecità propria del terrorismo e di chi lo sostiene e credere davvero che l’Islam dei matti conquisterà il mondo. Spero di non avervi annoiato. Ma vi prego, quando pensate alle scelte di politica estera del governo Renzi, cercate di capire in quale contesto ci muoviamo, e sappiate che la “grande vittoria epocale” festeggiata in queste ore da Matteo ed i suoi discepoli altro non è se non l’accettazione del fatto che dal gennaio prossimo, in una recessione che sarà ancora gravemente peggiorata rispetto ad oggi, aumenteranno l’IVA di almeno due punti percentuali. Cercate di capire che, se andiamo in Libia a combattere, non ci andiamo per vanità, ma per paura, e che nella guerra vera, quella tra Stati Uniti e resto del mondo, noi potremmo essere asfaltati come la Terra dopo la decisione di Vogon Jeltz dell’Ente Galattico Viabilità Iperspazio di costruire un’autostrada astronavale sulla nostra orbita planetaria (citazione dalla meravigliosa “Guida Galattica per Autostoppisti” di Douglas Adams). Polvere eravamo e polvere torneremo ad essere. Altro che quel cretino di Matteo Salvini e quei brulichini insettuosi dei Grillini.

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