Il Ministro delle Finanze britannico, Philip Hammond, ha presentato le linee guida del bilancio preventivo del Regno Unito per il 2017. Come si temeva, persino il governo di Theresa May è costretto ora a confrontarsi con i dati dell’economia dopo la decisione della Brexit. A causa del trasloco all’estero di moltissime società finanziarie, dell’aumento dei dazi, della diminuzione dell’export e della scomparsa delle misure di sostegno economiche di Bruxelles, a Londra mancano 116 miliardi di Euro. Una cifra spaventosa, allucinante. Cosa faranno: la riduzione delle tasse ed il miglioramento del sistema sanitario, che erano le due promesse di Nigel Farage e Boris Johnson, sono state ritirate (altrimenti il deficit preventivo sarebbe salito sopra i 190 miliardi). Verranno chiuse alcune scuole, verranno aumentate le tasse, verranno aumentati i ticket sanitari, verranno aumentati i costi del trasporto (le accise sulla benzina, i biglietti dei trasporti non ancora privatizzati), le tasse su alcool e sigarette, e verranno cancellate le misure di sostegno alla disoccupazione. Questo potrebbe (quasi) funzionare, a patto che si trovi un accordo con l’Unione Europea che permetta a Londra di mantenere (nelle due direzioni) la libera circolazione degli individui, di modo che le ditte inglesi possano continuare ad assumere lavoratori stranieri a prezzi stracciati (il contrario di quanto promesso dai fautori della Brexit): se questo accordo non ci dovesse essere (ed in queste ore Angela Merkel ed il suo Ministro delle Finanze Schäuble lo hanno ripetuto in lungo e in largo), si calcola che il turismo e la ristorazione inglese subiscano una botta di circa 21 miliardi di Euro, costringendo quasi il 10% degli operatori a chiudere. Per fortuna, il Regno Unito non aderisce all’Euro, altrimenti i guai sarebbero peggiori. Ma l’On. Hammond, persona serissima e di grande reputazione, è stato costretto ad ammettere che la Brexit sarà per il Regno Unito una tragedia paragonabile alla fine dell’Impero coloniale. Per quanto possibile ho cercato di capire come fosse composta quella cifra di 116 miliardi, ed ho cercato di confrontare quella cifra con uno scenario possibile per l’Italia. Non ho voglia di scrivere numeri assurdi, e credo che da noi l’impatto dovuto all’uscita dalla UE (se si resta nell’Euro), potrebbe essere leggermente meno grave di quello inglese (stiamo già abbastanza nella cacca del nostro). Ma se si uscisse dall’Euro, e quindi tutti i debiti con l’estero dovessero essere ristrutturati in una situazione in cui tutti desiderassero soprattutto punirci, saremmo non solo alla bancarotta, ma in una situazione peggiore della Grecia. Ora capisco perché i Grillini facciano tanta campagna contro la UE. Sanno bene che uscire dall’Unione e dall’Euro è impossibile, se non a prezzo di un olocausto. Se dovessero mai vincere, direbbero che la Casta impedisce loro di compiere quell’ultimo passo catartico. E l’On. Di Maio, come sapete tutti, ammette di far fatica a capire il senso delle email, figuriamoci i bilanci di uno Stato…

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