– Oggi, a Catania, è accaduto un fatto gravissimo. C’era un dibattito in TV fra tutti i candidati alla presidenza della Regione Sicilia, registrato in un Teatro catanese, che poi stasera è andato in onda in Antenna Sicilia, una delle più potenti emittenti siciliane, di proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo – uno degli uomini più potenti della Sicilia, proprietario di quasi tutti i media dell’isola, con assets azionari anche in Espresso-Repubblica, in La7 ed altre testate nazionali, addentellati vari in ogni tipo di attività imprenditoriale. Non stiamo qui a commentare il fatto che un uomo, il cui nome ovviamente è stato più volte accostato alla famiglia mafiosa dei Costanzo e di Nitto Santapaola, le cui aziende perdono annualmente circa 50 milioni di Euro, gestisca l’informazione in Sicilia in modo completamente indisturbato – inutile giocare a fare le vergini offese. Le cose stanno così. Gli unici che mai si opposero a questa situazione furono i coraggiosi giornalisti della rivista “I Siciliani”, diretta da Giuseppe Fava. Il 5 gennaio 1984, in un attentato disumano, la redazione della rivista venne fatta esplodere, Giuseppe Fava venne assassinato. Oggi suo figlio Claudio Fava si è recato senza il benché minimo sussulto a parlare a quel dibattito – nonostante lui stesso, negli ultimi 30 anni, abbia scritto più volte dei possibili legami di Mario Ciancio Sanfilippo e sia tra i giornalisti che un paio d’anni fa avevano scoperto che fosse sotto inchiesta per ipotizzati rapporti con la mafia (inchiesta nel frattempo archiviata). Claudio Fava e Riccardo Orioles hanno giustamente pianto, il gennaio scorso, la morte del giudice Geri, che era stato l’unico, dopo il massacro del 5 gennaio 1984, a legare la morte di Giuseppe Fava agli interessi dell’imprenditoria catanese legata a doppio filo con Ciancio Sanfilippo. Oggi tutto ciò sembrava dimenticato. Claudio Fava ha parlato di malasanità. In tono educato, quasi scusandosi per l’intrusione. Chi non si é scusato affatto, invece, è Davide Giacalone, che difatti è stato escluso con violenza (due energumeni l’hanno buttato fuori a spintoni) dal dibattito. Claudio Fava non ha fatto nulla. Nulla. ha abbassato gli occhi e, bravo bravo, ha svolto il suo compitino, lasciando ad un peronsaggio della bassezza di Micciché la gloria di andarsene dalla trasmissione sbattendo la porta. Avendo lavorato io per anni ad “Avvenimenti”, che idealmente è stata la rivista nata dal fumo delle bombe che uccisero Giuseppe Fava, mi sono permesso di scrivergli personalmente la seguente lettera: “Ciò che è accaduto oggi a Catania mi lascia esterrefatto. Capisco andare a parlare ad Antenna Sicilia, siamo in campagna elettorale. Anche se Antenna Sicilia, come quasi tutti i media, appartengono a quel Mario Ciancio Sanfilippo di cui tu e tuo fratello, e Michele, Antonio, Riccardo e tutti avete scritto e riscritto e riscritto ed i cui legami con coloro che sono dietro i fatti del 5 gennaio 1984 sono nelle cose. Mi fà male ma lo capisco. Ma poi accettare che Davide Giacalone venga escluso dal dibattito mi sembra veramente preoccupante. Come puoi candidarti ad essere la Sicilia pulita se ti sottometti alle regole di coloro che uccisero tuo padre e non difendi coloro che, nel dibattito democratico, da costoro vengono combattuti? Se ci fosse stata la possibilità di inviarti questo messaggio personalmente, e non sulla bacheca della tua campagna elettorale su Facebook, l’avrei fatto. Magari mi avresti dato una risposta. Temo che di questa “piccola” cosa nessuno chiederà mai contezza. Temo che né te né Giacalone abbiate la benché minima chance di divenire presidente della Regione Sicilia. Ma qui si tratta di mettere una pietra su cui costruire il futuro. Proprio tu, nell’attimo in cui metti quella pietra a Catania, nel bel mezzo di un verminaio, commetti una leggerezza simile? Come si può credere che un giorno ciò che nasce dalla tua candidatura potrà cambiare il volto alla Sicilia dei Ciancio? Cosa ne penserebbe tuo padre, di ciò che è accaduto oggi? Cosa ti sarebbe costato opporti, dire che non avresti partecipato al dibattito senza Giacalone? Perché hai dato a Micciché la carta di uscirsene sbattendo la porta? Perché così dimesso? Non c’è bisogno di dire che so con certezza che non sei compromesso in alcun modo con quella gente. Ma allora, se la vita ti offre un’occasione di dimostrare integrità, coerenza e coraggio, perché buttarla via così?”

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