Oggi il popolo del Rwanda voterà in larga maggioranza una riforma costituzionale che permetterà al Presidente Paul Kagame, in carica da quasi 14 anni, di candidarsi per i prossimi 17 e quindi, in pratica, di trasformarsi in una sorta di monarca costituzionale. Si tratta di uno degli esempi al mondo di come oggi esista una fortissima spinta ad abrogare democraticamente la democrazia. Si tratta di uno dei miei temi preferiti (e degli scenari futuri che temo di più) così vi ammorbo un po’. Perché i rwandesi accettano questa situazione, anzi votano in massa per Kagame? In primo luogo, ovviamente, la voglia di pace dopo l’immane tragedia della Guerra Civile, anche se a Kagame viene rimproverata un atteggiamento scopertamente a favore dei Tutsi, e comunque la questione dei gruppi militari di entrambe le fazioni che continuano a rendere insicuro il North Kiwu è tutt’altro che risolto. Non basta questo per spiegare l’adesione popolare. Credo che la questione centrale sia la crescita economica e la dinamica che questa ha preso. Il 90% del Rwanda vive di agricoltura, che però genera solo il 34% del reddito – ed il Paese non è nemmeno indipendente dal punto di vista alimentare, dato che si è gettato in colture estensive di caffè e di the, che sono quelle che l’estero compra. La stragrande maggioranza dei contadini (specie da quando è stata reintrodotta la mezzadria, nel 2005), continua a vivere in miseria e malattia. Il Rwanda è l’unico Paese africano il cui sottosuolo non sia ricchissimo, e quindi possa fare a meno del neocolonialismo, dell’inquinamento e della corruzione endemicamente legate all’industria mineraria. Ma dall’altra parte si vede un turismo in pieno boom e la crescita di nuove e spettacolari infrastrutture, l’aumento costante dell’elettrificazione, l’acqua corrente che arriva in sempre più punti del Paese, la nascita di una borghesia commerciale che naviga nel lusso, una voglia enorme di aprirsi, di conoscere, di capire: e questo è senza dubbio merito del governo di Kagame e della sua forza anche intimidatoria. Perché se vi opponete pubblicamente a Kagame, parliamoci chiaro, volano sonori ceffoni, se non peggio. Scrivo tutto questo per dare una dritta a Matteo Renzi: invece di inseguire le proprie demenziali bugie, che facesse poche cose essenziali. L’export italiano di cibo cresce: quindi investa seriamente nell’agricoltura e nella logistica, lasciando stare l’industria pesante. Investa nel turismo, abbattendo le brutture e migliorando le strutture (specie logistiche). Garantisca la sicurezza nella quotidianità, faccia funzionare i servizi, diminuisca la burocrazia, e la grande maggioranza degli italiani, che schifa la democrazia come una cosa noiosa e troppo complicata, voterà per lui – grillini compresi. Eia eia?

Lascia un commento