La cosa più importante di Te Awamutu è il fatto che, nel 1839, dopo una grande vittoria in una guerra tribale, i Maori locali fecero il più grande banchetto di carne umana che si ricordi a memoria di cannibale. La città è nell’estremo nord di quella che oggi chiameremmo Nuova Zelanda, ed allora era semplicemente la terra dei Waikato, il villaggio in cui era nato Pōtatau Te Wherowhero, il più grande dei Re Maori, capace di mangiarsi un bianco intero, se arrostito bene, in soli due giorni. Insomma, per immaginarlo con la nostra cultura eurocentrica, era un po’ come il villaggio di Asterix, Obelix ed Abraracourcix, solo che invece di mangiare cinghiali, puntavano al bersaglio grosso: marinai scozzesi e preti cattolici. Come i Galli di Goscinny ed Uderzo erano gente allegra, festosa, tollerante, ed un po’ alla volta imposero alle donne rapite e permisero ad alcuni marinai europei più intraprendenti di costituire famiglie miste. Come direbbe Matteo Salvini, alla lunga ciò incise negativamente sulla fedeltà alle tradizioni. Smisero di mangiare esseri umani, e si buttarono sul pesce e sull’agricoltura. Finché l’esercito di Re Giorgio V ci costruì una guarnigione, e da allora in poi niente più feste ed allegria. Finché, negli anni 50, in una di queste famiglie miste nacquero, uno dietro l’altro, due fratelli, Tim e Neil Finn. Questi due ragazzoni, capaci di accoppare un kuri a schiaffi e di estinguere i kakapo ed i moa a mozzichi, si misero in testa di suonare musica inglese, con mandolini, chitarrini e tamburini, e costituirono una band con un altro allegrone del posto, tale Philip Judd, poi finito ripetutamente in galera per pedofilia, e Paul Hester, batterista aborigeno australiano, suicida a 46 anni. Mancava Crocodile Dundee, e poi c’erano tutti. Ma se ascoltate le canzoni che scrissero, non ancora ventenni, in quell’angolo dimenticato del Pianeta, sentite subito il primo Rod Stewart, Robert Fripp, Brian Eno, David Bowie, che in quei tempi (1971) scrivevano i primi successi e, certamente, a Te Awamutu non hanno suonato mai. Come questa “129”, meravigliosa.
Semplicemente, avevano inventato la stessa musica dalla parte “sbagliata” del pianeta. A 20 anni, prima Tim, e due anni più tardi Neil, si trasferirono ad Auckland e formarono gli Split Enz, la più importante band di pop elettronico d’Oceania della seconda metà degli anni 70. E poi, quando quell’esperienza divenne noiosa, ed i due fratelli vollero tornare al sound originale, formarono i Crowded House – che spero tutti conosciate, perché “Dream on it’s over” è una delle più grandi canzoni mai scritte (purtroppo rovinata da una cover melensa di Antonello Venditti), e “Weather wiith you” è una canzoncina, facile da cantare e suonare, che ha accompagnato i primi anni di vita di mia figlia Valentina e che abbiamo fischiettato tutti. A quel punto i fratelli Finn li avresti scambiati per londinesi un po’ dandy. Ma questa, cari signori, è la migliore musica fusion di origine cannibalesca della storia umana.

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