Mentre Giggino e Salvino continuano il loro ridicolo balletto, la realtà urla. Persino uno sciocco patentato come Toninelli si è accorto che le nostre autostrade non sono più sicure – ma non ha i soldi per correggere la situazione, perché i suoi capi vogliono che venga smontata ogni funzione dello Stato per regalare soldi ad amici, parenti e votanti. Chi non ha capito finora, purtroppo, non capirà mai più. Ma torniamo a bomba. Oggi piove a Catania, e la città affoga, come è accaduto nei giorni scorsi in Calabria ed in Sardegna. A Matera i tubi dell’acqua, ridotti a groviera, portano nelle case acqua ammalante – e quindi stop alla potabilità. E non siamo nemmeno a novembre. Tutti questi disastri vengono affrontati con soldi presi dal bialncio della protezione civile e da altri rivoli, ma senza nessunissimo piano. Nessuna prospettiva. In Italia si continuerà quindi a morire di emergenza idrica, strutturale, idrogeologica. Nessuno contrappone un piano vero. Non esiste più nessuna forza politica che sia lucida e che pensi a lungo termine, nessuna voglia di confrontarsi veramente con la realtà. Seguite il lavoro di Arvea Marieni, che segue con attenzione le analisi dell’IPCC – ovvero l’ufficio delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico – che, nel rapporto di ottobre, tira le somme sul riscaldamento della terra e spiega scenari da incubo che si stanno già avverando (http://www.ipcc.ch/report/sr15/). L’Italia non può invertire, da sola, questa tendenza. Attualmente, tra i grandi Paesi, solo la Cina sta facendo qualcosa di utile. Ma noi dobbiamo prepararci: aggiustare strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, monumenti, uffici pubblici, scuole, ospedali. Dobbiamo difendere le coste dallo sprofondare e dall’essere erose. Dobbiamo prepararci ad affrontare a scadenze regolari pioggie monsoniche e siccità desertiche. Un programma enorme, che verrebbe pagato anche dai privati e dall’Unione Europea, che garantirebbe un’impennata positiva dell’economia e dell’occupazione – e dimnuirà il numero dei morti che, come vedete, ci sono, giorno dopo giorno.

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