Virginia Raggi ha pubblicato su Facebook i contenuti del suo “discorso di fine d’anno”. Non sul sito del Comune, dato che la Signora non è il Sindaco dei Romani, ma solo dei Grillini e degli Amici Elettronici. E sia. Questo documento ci offre la possibilità di capire cosa intenda fare, e come abbia cercato di rielaborare il lutto del “non fatto” dei primi sei mesi in Campidoglio. Sul bilancio dice una mezza bugia, parlando dei tempi di presentazione ed approvazione, ma che passi. Il M5S a Roma si gioca tutto, e quindi è normale che cerchi di vendere un disastro come una vittoria. Dice una cosa giusta: che nelle pieghe della contabilità i Grillini hanno trovato quasi 100 milioni di Euro di debiti che Ignazio Marino aveva scopato sotto il tappeto, sperando che nessuno se ne accorgesse. Questo dato di fatto inficia la promessa fatta da Raggi in campagna elettorale – ovvero che avrebbero miracolato il bilancio di Roma. Ed infatti, delle teorie strampalate sulla ristrutturazione del debito non si sente più nulla fin da luglio. Ottimo. Parlando dei trasporti, Raggi dice che arriveranno 150 nuovi bus, e questo è un bene; che ci saranno i controllori sugli autobus, e questo è un gran bene; Minaccia chi, come me, abita al Rione Monti, di chiudere tutto e trasformare il quartiere in una “isola ambientale”. Mi fa orrore pensare che saranno capaci di peggiorare ciò che già aveva combinato Marino, chiudendo tutto e costringendo i commercianti al fallimento, e gli anziani (il 79% della popolazione) a vendere ai clan mafiosi, che sono gli unici che hanno cash. Lo stesso crimine commesso da quelli del PD per Via Labicana, solo più in grande. Noi tutti, qui, ovviamente, ci ribelleremo. Il motivo è ovvio: questo quartiere ha votato compatto CONTRO i Grillini, e deve ora essere punito. Il Sindaco sostiene che sia stata una vittoria decidere di usare i soldi risparmiati da Marino per regalare il salario accessorio agli impiegati comunali, peraltro contro il parere della Corte dei Conti, del Commissario, di chiunque avesse testa per pensare. Ma così vanno le cose: Raggi non è il Sindaco dei Romani, ma del Clan Tredicine, della casta dei burocrati, dei seguaci di San Beppe, degli ammanicati di Malagò, Alemanno e camerati annessi. La chiusura dei campi degli zingari, che avevo salutato con sorpresa, diventa un “Tavolo per l’Inclusione”, all’interno del quale lo Stato tratterà con i capi dei campi e delle etnie per trovare “sistemi di integrazione”. Come disse Laocoonte, “Timeo Danaos et dona ferentes”. Quanto a ciò che Raggi scrive sui rifiuti, stendiamo un velo pietoso. Mente, sapendo di mentire, tutto qui. Sulle buche per strada, invece, Raggi promette, e speriamo mantenga. Ovviamente, il capitolo sport è quello più lungo. Scomparso Marra, immagino che l’uomo forte del Campidoglio sia uno tra Malagò (Aniene) e Sammarco (Federcalcio), e difatti Raggi annuncia una serie di iniziative – peraltro molto costose – per risanare gli scempi lasciati dallo scandalo dei Mondiali di Nuoto, nel quale gli amici di Raggi erano coinvolti fino al collo. La nuova Giunta, insomma, promette di sanare i guai lasciati da Alemanno nella cerchia di amicizie di quella Giunta. E difatti sullo Stadio della Roma non dice NULLA. Dopodiché Raggi annuncia che cercherà di riportare la legalità nell’abusivismo edilizio, nel sistema di assegnazione delle case, nella gestione delle strade (parcheggiatori abusivi inclusi), e pubblica centinaia di righe su argomenti minori, su cui non mi sento di dire nulla. Perché la sostanza mi pare chiara: Raggi cerca di passare uno straccio bagnato sugli errori commessi, facendo finta non siano accaduti, rinuncia a TUTTE le promesse elettorali, ma finalmente elenca una lista piccola, ma sensata, di cose che vanno fatte. E su questa mi appoggerei, perché la differenza tra la Giunta Grillina e quella di Marino potrebbe risiedere proprio qui: nell’aver capito che non si possa risolvere tutto in un sol colpo, e che bisogna iniziare da poche cose che si vedono. Quando Raggi dice, in una sola frase subordinata, che le partecipate sono un casino e che perdono soldi a manetta, non propone nulla, dice solo di essersene accorta. Ecco, diciamo allora che questi sei mesi sono serviti, a Raggi, per capire che non si possa eseguire semplicemente gli ordini di chi l’ha fatta votare, ma che ora sia necessario fare qualcosa. Sono un pragmatico. Mi piacerebbe che la fastidiosa propaganda sangrillista la smettesse, che il piagnucolio vittimista scemasse, e che Raggi e camerati annessi facessero qualcosa, tra ciò che promettono. Sarò il primo a battere le mani. Perché, se tornasse il Commissario, non staremmo meglio, e se tornasse il PD di Orfini e Bettini, cambierebbero i clan, ma sempre feudo criminale resteremmo. Alalà.

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