2 marzo 2012 – Per anni ho creduto che il meglio dovesse ancora venire, che bisognasse lottare per meritarlo. Ad ogni sconfitta, ogni dolore, ogni perdita, ho pensato di non aver lottato abbastanza, di non meritare affetto. Oggi ho imparato che avevo sbagliato per inesperienza. Tutto era già qui all’inizio, senza che me ne accorgessi. Me ne sono accorto solo perdendolo, una briciola dopo l’altra. Cresce la rabbia, ma fortunatamente, dato che apparentemente sono baciato dalla Dea bendata (sono caduto nel suo pentolone da piccolo?), invece di essere amareggiato crescono l’entusiasmo e l’empatia. “Adesso che son grande e sono pronto ad iniziare la mia vita, l’angoscia mi attanaglia per paura che l’arbitro fischi la fine della mia partita”, ho scritto quasi due anni fa. Stasera, dopo due giornate terribili e che spero di dimenticare presto, posso riaffermare con allegra malinconia: non mi importa nulla, se il bicchiere è mezzo pieno o è mezzo vuoto. Io ho ancora un bicchiere, una gioia da festeggiare.

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