La gente se ne va. Ricordo una scena straziante di un film, una donna in lacrime che grida: ma dove andate tutti? Noi stessi ce ne andiamo, lasciando vuoti nelle vite altrui. Più doloroso ancora da accettare: le persone che se ne vanno, lo fanno perché altrove staranno meglio, e questo ci fa disperare. Fin qui i fatti. Naturalmente, non reagiamo allo stesso modo per ciascuno di coloro che scompaiono, ed a volte la nostra insicurezza fa in modo che temiamo una scomparsa totale, che poi totale non sarà, per alcune persone che sembrano insostituibili, e che verranno ugualmente sostituite. Il rimpianto è per quella parte di noi che muore quando loro vanno. E, comunque, ripeto un’altra cosa VERA: tutti tornano, tutti. Basta avere pazienza e lasciare la porta aperta. Tutti coloro che vanno, prima o poi ritornano, se non muoiono. Tornano in modo diverso da come uno se lo aspetta o se lo augura, tornano magari quando per noi non è più così importante, ma tornano. L’unico antidoto a questo dolore ed a questa paura è imparare ad amare la solitudine. Distruggere le foto. Non chiedere più. Quando ho paura, una forza rabbiosa, dentro di me, mi chiede di troncare prima di essere troncato. Difficile dominarla. Difficile essere lucidi al telefono o seduti uno di fronte all’altro, e leggere un futuro ineluttabile in cui capisci di essere di troppo, di essere passato, di essere un peso, di poter solo creare sensi di colpa, laddove avevi sempre sperato di creare gioia. Sicché eviti, se puoi. Quando troppe persone importanti vanno nello stesso momento, allora è davvero difficile. Mi piacerebbe avere la forza e la salute per poter tornare a cantare le mie canzoni. Ma per ora posso solo stare solo, più che posso, e macinare lento dolore e paura finché diventeranno un impasto indefinibile di saliva e briciole, e potrò mandar giù. Come mi ha sempre insegnato lei, Mary Poppins, fin da quando ero piccolissimo. Vento dall’Est, Paolino, bisogna rimettersi in marcia. Ti bacio.

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