La proiezione, lo sappiamo tutti, è uno sbaglio grave che commettiamo tutti. E ci facciamo male, anche se eravamo consci della nostra idiozia. Guidare a 100 all’ora nel traffico con una moto è follia, ma lo facciamo lo stesso. Ed a volte ci si fa molto male. Crediamo di essere diversi, unici, più bravi e più furbi. Dopodiché, da quanto ho imparato, ci sono tre vie d’uscita. Prima via: ci si accorda sul fatto che ognuno continua a sognare dell’altro ciò che vuole, fregandosene della realtà; seconda: si combatte per trasformare quello slancio. che è pura masturbazione mentale ed egoismo, in un affetto concreto; terza, si muore di delusione, ci si amareggia, si rimprovera, si rinfaccia. Nulla da dire, ognuno fa ciò che preferisce, dato che sono convinto che nessuna di queste strade possa funzionare. Per non essere delusi da coloro che abbiamo santificato, sostenendo che invece eravamo realisti o vedevamo in nuce qualcosa che stava per uscire allo scoperto, bisogna saper mentire a sé stessi con una bravura che non posseggo – o non posseggo più. Sklovskij mi ha rubato l’illusione. Questo grandissimo sociolinguista e letterato, diceva che ci fossero due lettori, quello che si compiace e ride per ciò che conferma il proprio patrimonio semantico, e quello che si esalta per le violazioni dello stesso. Appartengo ai secondi, è chiaro. Ho risolto questo problema fingendo di ridere o commuovermi per le cose su cui ridevano e piangevano persone che, fino a pochi secondi prima, credevo di stimare… Io, che durante tutta la vita ho pensato di essere il più furbo di tutti, e di essere non speciale, non unico, ma addirittura trascendente, ho cercato una quarta strada che non c’è – o che, comunque, non ho trovato. Coglione che sono, bamboccio demente e mendicante. Pace all’anima mia.

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