– Dopo il fallimento di Bruxelles di questo fine settimana la situazione è gravissima, siamo di fronte ad una possibile dissoluzione dell’Unione Europea come la conosciamo attualmente – o all’ipotesi più realistica di essere costretti ad uscire dall’Euro. Il governo Berlusconi non è in grado di fare le riforme, non è in grado di fare un Decreto Sviluppo, non è in grado di far nulla. Si andrà a votare, oramai è certo, probabilmente a marzo. Ma fate attenzione: i complici di Berlusconi (Di Pietro, Casini, D’Alema e Pannella in primis) la metteranno tutta sul plebiscito pro o contro Berlusconi, per evitare di dover dire qualcosa sulla politica. E il nano vincerà di nuovo, ci scommetto. Sicché si rivoterà in autunno 2012 con la gente che si spara nella strada. Qui bisogna avere il coraggio di smettere di essere reazionari come la cosidetta sinistra. Qui bisogna avere il coraggio di chiamare le cose per nome (basta con la desemantizzazione supportata da tutti, giornali compresi), bisogna avere il coraggio di riformare in modo flessibile il mondo del lavoro, delle pensioni, della sanità, dell’Istruzione, del fisco – ed in senso rigidissimo il mondo delle banche, delle finanziarie e delle assicurazioni. Bisogna avere regole certe ed applicabili, non il marasma in cui tutti noi sappiamo che ce la caveremo facendo i finti tonti, temendo solo Equitalia. Bisogna mostrare solidarietà nei confronti delle nuove generazioni, ma integrarle in un processo di responsabilizzazione reciproca. Lo Stato non è il nostro patrigno, ma nostro figlio, siamo noi che lo violentiamo, lo usiamo, lo umiliamo, lo sbertucciamo – e poi votiamo i politici che ci garantiscono che continueremo a farlo. Oggi più che mai gli scritti di Rousseau e Voltaire sono rivoluzionari, mentre la critica marxista al capitalismo (che non lo nega, ma lo spiega) è l’unica teoria che ancora funzioni: niente plusvalore, niente welfare. Noi italiani non produciamo più plusvalore dal 1973, ora è arrivato il momento di pagare i nostri debiti o di svoltare pagina, ma con senso di responsabilità, non da piacioni e sboroni come siamo, non da reazionari incalliti come chi crede nei manifesti sindacali degli anni 70 o nelle minchiate liberalistiche degli anni 90. Il neocolonialismo è alla fine, e con lui muoiono gli Stati Nazionali costruiti su di esso nel 1815. Tutto il resto è pubblicità.

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