Io mi chiamo G. Io mi chiamo G. No, non hai capito, sono io che mi chiamo G. Sei tu che non hai capito, mi chiamo G anch’io. Ed anch’io, G, mi chiamo G. Vorrei che fosse il nome pellerossa che mi sono guadagnato, ma non è così. Nel mio cuore, mi basta sapere che tu sia stato il fratello grande che mi ha insegnato ciò che nessun altro avrebbe mai saputo dirmi. Sono quel che sono, anche perché tu sei esistito. Quindi mi chiamo G anch’io. A volte mi chiamo, ma non mi rispondo, non risponde nessuno. Un’eco senza ritorno, Un giavellotto che scompare oltre la linea dell’orizzonte. Perché non ho ancora il tuo coraggio e la tua coerenza. Buon compleanno, amico di giorni e pensieri, Ti amo ancora, e ti amerò finché vivo. Qualcuno era comunista, dicevi. Io sono un casino pieno di dubbi e con una sola grande certezza. Giorgio Gaber. Tanti auguri a te. Ed a chi lo ama e lo pensa ancora, un abbraccio commosso e fraterno.

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