Nelle spire della febbre, che mi incatena al letto da oramai quasi una settimana, osservo il balletto sullo Ius Soli. Da un lato il cosiddetto centrodestra, che sostiene di votare contro a causa di contenuti estranei alla legge. Non è vero che si tratti di una legge che, indiscriminatamente, conceda la nazionalità italiana a tutti – ma si continua a farlo credere. Vabbé, Salvini hi bisogno di un elettorato disinformato che creda alle sue bugie, quindi non fa che essere coerente. I Grillini, che a parole sono contro la Casta, non votano la legge perché “non vogliono togliere le castagne dal fuoco della partitocrazia”. Traduco: siamo d’accordo con la legge, ma non vogliamo che passi con i nostri voti. Tutto stupido, schifoso, deprimente, ma comprensibile. Dopodiché, in Aula, il PD e la sua cosiddetta sinistra fanno mancare il numero legale, sono assenti circa in 40, tra cui (per esempio) Benedetto Della Vedova (in congedo), che in queste ore cerca disperatamente di mettere su una lista radicale per poter rientrare in Parlamento. Ma mancano leader del PD come Chiti, Esposito, Ichino, Lanzillotta, Latorre, Minniti, Pinotti, Scalia, Sposetti, Zavoli, Mineo (gruppo misto) ed anche tre del MDP, primo su tutti Felice Casson. Quando ero ragazzo la “sinistra” diceva spesso cose superficiali, e spesso sbagliava (a mio parere), ma c’era. Definire Casson un estremista di sinistra è come credere che Borriello tifi per la Spal. Poverino, è finito laggiù, perché non c’erano altri posti disponibili. La distruzione sistematica di ogni concetto di sinistra e di socialità, che oggi colpisce tutti i partiti, è iniziato dal PD: una gigantesca epidemia che ha trasformato il nostro mondo il quello di Trump.

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