Fare politica, alla fine degli anni 70, voleva dire: a) cercare di capire il sistema, impararne le dinamiche, comprendere le forze che ne fanno parte, studiare termini, concetti, leggi, funzionamenti; b) cercare di trovare un punto, nella complessa organizzazione di un partito, in cui mettere a frutto le mie competenze, le mie qualità, le mie capacità; c) sfruttare le complessità per acquisire competenze nuove, capire nuovi concetti, vedere come funziona l’interazione tra me, il gruppo, i bisogni della comunità e, per opposizione, dei singoli individui. Certo, volevamo fare carriera, eccome. Certo, c’era tanta gente corrotta, tanti bugiardi, tanta prostituzione di ogni tipo (non solo sessuale), ed io stesso ero sballottato tra bisogni e ideali, tra essere e avere, tra fare e millantare. Ma c’era un’organizzazione consensuale del modo di esistere all’interno di quel sistema – un modo (se ci penso adesso) estremamente simile tra cosiddetta destra e sinistra, tra vecchi e giovani, tra ricchi e poveri. Il cinismo era definito cinismo, per ogni altra parola c’erano definizioni chiare ed univoche. Poi è arrivato Silvio Berlusconi. Colui che ha detto a tutti coloro che, per motivi differenti, non avevano alcuna chance di affermarsi nel vecchio sistema, che essere cattivi, cinici, egoisti, volgari, traditori, opportunisti e – soprattutto – ignoranti, fosse ok, addirittura un segno positivo. In questo modo Berlusconi ha ottenuto un immenso successo elettorale, laddove, prima di lui, quel successo veniva ottenuto offrendo posti di lavori e/o privilegi. Nel mondo di Berlusconi si è acquisito il diritto di violare le leggi ed affermare il proprio bisogno ben al di là del bene comune, ma si è spezzata la fune che dava a ciascuno la possibilità di imparare e migliorarsi fino al punto di divenire élite. Il Berlusconismo ci ha riportati al Medioevo. Ma aveva dei confini culturali ben precisi, una tautologia, e persino dei limiti da non oltrepassare. La fase nuova ha spezzato quei limiti. Oggi, non sapere, non capire, usare le parole a sproposito, essere incapaci ad incidere positivamente sulla realtà, è divenuto il modo in cui ognuno crede si debba essere. Si dice politica, ma significa intrigo; si dice destra o sinistra, e si intende estetica. Si dice Stato, e si intende Pubblica Amministrazione. La nuova politica ha felicemente abolito il contesto. Sicché non esiste più un punto del sistema in cui ciascuno di noi possa farsi valere, sentirsi utile, migliorarsi. Esiste solo il sistema medievale di vassalli, valvassori e valvassini. Dal momento che la stragrande maggioranza della popolazione preferisce consumare che produrre plusvalore (e nemmeno sa di cosa stiamo parlando), tutto il sistema critico colpisce solo il sistema della lealtà e di un finto scenario affettivo (si dice affetto e si intende dipendenza). Se dici che una proposta non funzionerà, ti si risponde che non rispetti l’integrità affettiva di chi hai di fronte. Tutti insultano (non hanno altri argomenti) ma hanno una pelle sottilissima, e basta pochissimo per offenderli. Ed ora?

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