Dapprima accadeva e non capivo perché. Nonostante fossi tanto insicuro ed avessi così tanto bisogno di consenso, improvvisamente alcune persone diventavano invisibili o moleste, per me. Spesso mi trovavo nella condizione di cercare disperatamente di evitarle, non sapendo come spiegare l’accaduto, ma trovandomi nell’impossibilità fisica di frequentarle. Ma provavo sensi di colpa, quello sbagliato ero certamente io. Poi, con gli anni, e specialmente vivendo la deriva del mio matrimonio, mi sono reso conto del fatto che fosse una cosa che accadeva a tutti. La gente cambia, mi dissero, l’onda cambia, e come in “Nuovo swing” di Ruggeri, tu, come tutti, hai bisogno di un nuovo ring su cui batterti. Una parte delle persone ora ti annoiano, o tu annoi loro. Ok, ho pensato, è naturale. Se non ci fosse stata mia figlia di mezzo, avrei dimenticato tutto di una donna, con cui ho passato quasi 15 anni, in meno di un mese. Con gli anni mi è accaduto che relazioni che mi parevano incrollabili siano scomparse – e per causa mia. Sono cambiati loro, pensavo. Sono cambiato io, pensavano. Oggi imparo una lezione fondamentale sull’argomento. Non cambia nessuno. Non serve il nuovo che sostituisca il vecchio, Tutto è molto più essenziale. Vivo in quella che è un’immagine di me, che si compone di persone, oltre che di fatti. Fatti e persone apparenti. Se devo rinunciare a qualcosa (per esempio smettere di giocare a calcetto) nell’arco di qualche minuto legami di anni si trasformano in meno di un alito di brezza. Presto farò fatica a legare facce ai nomi, poi scompaiono i nomi. Insomma, di colpo smetto di definirmi attraverso altri ed altro, ed incontro me. Che persona noiosa, avevo sempre pensato. Oggi non ne penso più nulla, è così e basta. Va benissimo, davvero. Ma non ho più bisogno, come prima, di proiettare, di distribuire ruoli, di assegnare competenze, di ritagliare spazi. Mi accorgo che persone, di cui cercavo con ogni sforzo di pensare x, fossero y, da sempre, con onestà e semplicità. Le loro vite sono adeguate a quell’y, e non spetta a me decidere se ciò sia un bene o un male. Posso solo capire se provo stima, affetto o interesse, e poi comportarmi di conseguenza. Non si tratta di essere onesti con loro, ma con me, e poi cercare di essere leale anche dopo la fine del legame affettivo. Ma è un viaggio più quieto dei precedenti. Vi farò sapere.

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