Ricordare l’Olocausto è un dovere, una necessità, un’ancora di salvezza. Significa ammettere che l’essere umano è capace di trasformare l’assassinio in uno strumento burocratico, la strage in un meccanismo industriale, la cattiveria in indifferenza. É vero: la Germania di Hitler non è stato l’unico regime ad uccidere milioni di persone, a tentare di uccidere TUTTI. Lo stalinismo funzionava secondo lo stesso principio. Il Maresciallo Tito con gli Istriani fece lo stesso. Il generale Yakubu Gowon, tra il 1967 ed il 1970, ammazzò tre milioni di Igbo in Biafra. Il Generale Pinochet massacrò 40mila oppositori cileni dopo il colpo di Stato del 1973. Tra il 16 ed il 18 settembre 1982 i militari israeliani lasciarono massacrare dai falangisti 3500 civili nei campi di Sabra e Shatila. Il dittatore Pol Pot fece morire tre milioni di persone in 30 anni di regime cambogiano – oltre il 25% della popolazione. Le decine di milioni di vittime del regime cinese non saranno mai contate. Quanto accade in Siria oggi, poi, è al di là della nostra comprensione, per quanto è orribile. L’Olocausto dei campi di sterminio nazisti resta però il simbolo di tutta una serie di orrori perpetrati dall’umanità ai danni di una parte minoritaria dell’umanità stessa. Oggi, molti ragazzi, vedendo le immagini di allora, le vivono come un videogame e cominciano a credere che non sia poi rilevante. La qualità delle immagini non è comparabile a quella dei giochi elettronici, quindi l’Olocausto è una fregnaccia. Oppure una cosa giusta da applicare agli immigrati, ai tifosi di questa o quella squadra di calcio, a chiunque ci metta in difficoltà. Per questo ricordare l’Olocausto è un’ancora di salvezza. Solo se riusciamo a far capire che i milioni di ebrei morti nei lager sono una ferita che non può rimarginarsi, un dolore perenne per tutti, un senso di colpa comune, uno schifo, un orrore, una paura senza limiti – solo se facciamo questo, possiamo sperare che il prossimo genocidio venga rinviato il più possibile. Come sapete, dissento profondamente da alcune delle scelte del governo di Bibi Netanyahu, specie per quanto concerne l’allargamento degli insediamenti israeliani. Ero presente a Herzliya, quando disse: “La questione non è se bombardare o no con l’atomca Teheran. La questione è quando”. Mi alzai e lasciai la stanza e rifiutai di partecipare al convegno cui ero stato invitato, pagando personalmente ciò che il suo partito si era offerto di pagare. Ma nessun ebreo merita di morire per questo. Non esiste alcun accadimento al mondo che possa giustificare l’Olocausto. Odio la geopolitica. Non esistono “gli Ebrei” come soggetto univoco. Esistono nove milioni di donne, uomini, anziani, bambini. Morti in modo insopportabile, sterminati con una brutalità incomparabile. E tra quei morti c’erano tedeschi antinazisti, omosessuali, persone. Nove milioni di persone. E noi Italiani abbiamo aiutato. Come diceva De André: anche se ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti. Anna Frank scrisse: “Se un cristiano compie una cattiva azione la responsabilità è soltanto sua; se un ebreo compie una cattiva azione, la colpa ricade su tutti gli ebrei”. Aggiungo: l’indifferenza del singolo è una vergogna. L’indifferenza verso la violenza di un intero popolo, o dell’umanità intera, è la fine della civiltà. Chazak u’varuch. Sii forte e benedetto, popolo di Israele. Non permettere che noi si dimentichi, e non ti dimenticare. Non fare agli altri ciò che non vorresti facessero a te. Shalom aleichem a tutti gli uomini di buona volontà. Ed oggi, in vergogna ed umiltà, preghiamo.

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