– Se i marò italiani sono fortunatamente rientrati dalla loro disavventura in India, ci sono ancora almeno tre italiani prigionieri di organizzazioni criminali a sfondo integralista di cui non si sa nulla e per la cui liberazione lo Stato italiano non fà nulla. Di Rossella Urru non si sa più niente, dopo che ne era stata anticipata la liberazione a gran voce, dopo estenuanti trattative con i fondamentalisti islamici che la tengono prigioniera. Ma ci sono i due casi addirittura più gravi dei due cittadini italiani tenuti in ostaggio da uno Stato teocratico e terroristico, che nei secoli si è reso colpevole delle stragi più efferate, delle torture più brutali, delle ingiustizie più subdole, e che ha fatto della truffa e della menzogna il fondamento della sua azione di terrorismo globale. Di una di queste due vittime italiane senza voce, Emanuela Orlandi, non si sa più nulla da quasi 30 anni. Si sa che è sparita in questa Teheran dell’orrore chiamata Vaticano, è sotto inchiesta il prete che per anni l’aveva seguita e che ha nascosto tra le tombe dei mujaheddin e agenti segreti killer di quello Stato anche Renatino De Pedis, volgare gangster di borgata capitolina elevato a martire cristiano. Un altro cittadino italiano, Paolo Gabriele, è accusato di essere stato lo strumento di una guerra fra varie correnti delle lotte intestine al Vaticano e – in base all’ordalia, che è ancora la legge non scritta di quella teocrazia barbarica e brutale – rischia fino a 30 anni di prigione per aver fatto uscire delle carte del dittatore Benedetto Sedicesimo dal Vaticano ed averle rese pubblicabili dalla stampa libera e democratica del resto del mondo. Il Vaticano dà da anni protezione a trafficanti d’armi, di droga, politici corrotti, mercenari, protegge in modo particolare la carriera dei pedofili – un crimine particolarmente odioso nel mondo libero e che invece nel Vaticano é considerato una sorta di sport amatoriale molto diffuso. Nessuno in Vaticano rischia nulla, nemmeno se coinvolto direttamente in una serie di omicidi, di truffe, di operazioni finanziarie criminose in appoggio alla mafia – come nel caso di Paul Marcinkus, che fece una carriera eccezionale nell’esercito di mercenari assetati di sangue di questo Stato. Ma il povero Paolo Gabriele, presumibile pedina sacrificabile in un gioco più grande di lui, deve pagare con la vita. Come presumibilmente è accaduto a Emanuela Orlandi, prigioniera e vittima sacrificale di questa teocrazia medievale. Se fossimo uno Stato vero, e non una mandria di pupazzi, manderemmo il nostro Esercito a liberare Paolo Gabriele e chiederemmo che venisse giudicato da un Tribunale in un Paese libero e democratico. E vorremmo finalmente sapere che ne è stato di Emanuela Orlandi. Perché se il Vaticano, di colpo, pretende di essere trattato alla stregua di uno Stato, allora bisogna passar loro sopra con i cingoli del nostro Esercito e restituire la libertà agli schiavi di quel regime antidemocratico e sanguinario. Se veramente crediamo nel Dio di Abramo e nella bontà di Gesù, suo Figlio, dobbiamo annientare questo insulto alla morale cristiana che insozza la nostra terra.

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