UN NUOVO RACCONTO PER L’ITALIA (2) – Vi aggiungo soltanto una prima considerazione. Come molti di voi sanno, sono dell’idea che la Teoria degli Stati Nazionali, così come pensata da Otto von Bismarck ed applicata dopo il Congresso di Vienna, sia morta. Chi continua a crederci non ha nessuna speranza di incidere in alcun modo su ciò che sta accadendo, e che segue una logica diversa e per molti versi opposta. Quella teoria nasceva dal bisogno, per non sprofondare nel caos, dopo l’ondata napoleonica, di restituire potere, legittimazione e forza alla monarchia ed alle aristocrazie create dalla Chiesa e dall’Esercito. Fu una teoria di grandissimo successo, tant’è che ovunque, in Europa, i combattenti per la libertà ebbero la scelta se inquadrarsi nell’indipendentismo di facciata, pagato da qualche sovrano, o morire, combattuti da tutti – come accadde alla Repubblica Romana nel 1849 e gli indipendentisti siciliani traditi da Garibaldi nel 1861, tanto per citare solo esempi nostrani. Dopodiché, con il passare degli anni, lo Stato Nazionale ha permesso uno sviluppo straordinario della cultura, della percezione della libertà, degli spazi di democrazia, di giustizia, di laicità, di pacifismo. Ma già alla fine degli anni 60 Roberto Vacca, nei suoi capolavori “Medioevo prossimo venturo” e “La morte di Megalopoli”, aveva previsto che la continua accelerazione del progresso e della comunicazione, congiunte con il numero drasticamente in riduzione di forza lavoro necessaria per far funzionare il sistema, avrebbe portato il mondo, come lo abbiamo conosciuto noi, al collasso. Ci siamo, è successo. Per questo ho invitato alla Conferenza alcuni specialisti della formazione manageriale, perché sono coloro che sperimentano ogni giorno questo collasso. Mentre noi crediamo ancora in società piramidali, supponendo un “grande vecchio” che tiri le fila, tutto si è esattamente rovesciato. Oggi le decisioni vengono prese a livelli intermedi, sotto una pressione immane, senza nessuna strategia, senza nessuna preparazione, con pochissima responsabilità, ed i livelli superiori del management, quando possono, cercano di camuffare i disastri (come nel caso delle industrie automobilistiche ed i dati falsati sulle emissioni inquinanti, ma anche come nei casi delle banche che usano i derivati per fingere salute e poi sprofondano nei gorghi delle bolle che esplodono), di punire qualcuno, di dare l’impressione di essere ancora al timone – quando il timone stesso, oramai, non c’è più. La politica non cerca più di inquadrare i problemi ed affrontarli, ma cerca di dare loro un titolo ed uno slogan, rinunciando ad affrontarli, e la gente crede chissà cosa, e soprattutto crede che, mandando al potere chi non sa e non capisce, le cose possano migliorare. Qualunque cosa, pur di non essere costretti ad ammettere di essere scolaretti pigri che il sistema ha protetto per 70 anni, ed ora basta. Fondare o dirigere un partito o un’azienda, oggi, è insensato e suicida. Bisogna fare l’opposto.

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