Un amico mi chiede perché io non abbia commentato la marcia di mezzo milione di ragazzi americani a Washington (ed altrettanti in tantissime città USA) contro la vendita pubblica delle armi. Cerco di essere breve. Ho guardato le immagini su internet, ed ovviamente mi sono commosso. Angelo Provera ha ragione, in questi tempi ci si commuove in milioni di persone, insieme, per eventi catalizzatori di emozioni, e questo è un momento veramente catartico. Non mi sono messo a fare paragoni con le Marce per la Pace negli anni del Vietnam, perché si tratta di cose talmente lontane tra loro, che non sono collegate. A marciare contro la guerra, allora, erano i nonni dei ragazzi di adesso. Ma allora si sperava di poter cambiare qualcosa, e la pressione sul governo federale era talmente alta che, uno dopo l’altro, in quegli anni morirono ammazzati i due fratelli Kennedy, Martin Luther King, Malcolm X e tante altre persone appassionate e libertarie. Già allora, la differenza fondamentale tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica era che Stalin compiva stragi di massa ed internamenti nazisti, mentre in America ti ammazzano a casa o per strada, uno dopo l’altro, con pazienza certosina, e non si peritano di fingere una decisione di una corte di giustizia. Ma allora, perché non sperare che questi ragazzi possano cambiare qualcosa? Perché la politica, oggi, non ha più bisogno degli elettori, almeno in linea di principio. Quindi mi ha impressionato di più la vittoria del democratico Conor Lamb in Pennsylvania, in uno Stato in cui un anno fa Trump aveva battuto Hillaty Clinton 60-40. Mi ha impressionato, perché siamo di fronte alla possibilità che il parlamento federale, a novembre, vada largamente in mano ai democratici. Perché i genitori di quel milione di ragazzi, ed è su di loro che bisogna interrogarsi, perché hanno mandato i loro figli a Washington, voteranno democratico. E quando i fascisti, negli USA, stanno perdendo, allora vanno a fare la guerra altrove, come in “Wag the dog” di Dustin Hoffman, e come in Iraq. La Corea del Nord si è rimessa in carreggiata. Temo un attacco in Iran, che sarebbe il preludio ad un conflitto ben più esteso e terribile. Trump è pazzo, ed è per giunta un criminale. Dire che Putin non sia meglio è una considerazione irrilevante. Bomba o non bomba, stavolta, non possono mancare né l’analisi, né l’elmetto.

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