– E’ andata. La prima volta c’è stata. Poco pubblico, abbiamo suonato due ore, non se ne é andato nessuno. Molti hanno ringraziato ed hanno detto: “E’ stato emozionante”, altri erano commossi, un ragazzo ha aspettato che tutti se ne andassero, mi é venuto accanto, mi ha abbracciato in silenzio. Nemmeno questa volta sono riuscito ad evitare i lucciconi cantando “Valentina” e “Non insegnate ai bambini”. Ciò non di meno siamo stati troppo lunghi, dobbiamo tagliare almeno altri 20 minuti. Ci sono momenti di grande tensione ma anche momenti di stanca. La paura di non essere accettato, a volte, mi ha fatto correre troppo. Ma “Il patonzo”, così come “Incolpa la democrazia” e “Ma che campamo affá”, diventano sempre meglio. La canzone migliore, però, resta “Una guerra in Medio Oriente”. Ed ora? Una volta di più, nella mia vita, ho raggiunto un sogno e l’ho reso realtà. Non é finita, ora vengono le date più importanti. Ma ho dimostrato a me stesso che posso farlo, che tutta la sofferenza di questi ultimi mesi ha trovato uno sbocco positivo, che non sono morto nel disastro del 2011, l’anno più spaventoso di tutta la mia vita, dodici mesi di sofferenza intensa ed inutile, di annullamento, di umiliazione continua, di sfruttamento. La rabbia non c’é più, ma nemmeno la stanchezza. Grazie, Chiara e Vera, per aver creduto in me. Grazie Claudio, Cri, Cinzia, per l’aiuto che mi avete dato. Grazie a mio papà, che mi ha spinto oltre l’ostacolo quando avevo smesso di correre. Grazie ad Eric, il mio Eric, senza il quale nulla potrebbe accadere. Grazie a chi, da lontanissimo, nel cielo, mi mette spesso una mano sulla testa e mi protegge dai miei sbagli e le mie debolezze. Grazie a mia figlia Valentina, per aver ispirato la più bella canzone d’amore che io abbia mai scritto. Ed ora che abbiamo cominciato a cantare, non resta che trasformare il dolore in un grido d’animale. Io, questo, stanotte, una volta per tutte ho dimostrato di saperlo fare.

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