La questione della crisi della democrazia parlamentare non mi stupisce. Negli ultimi decenni sono accadute alcune cose: a) le singole persone, che prima erano cittadini, sono ora consumatori, e quindi considerano lo Stato una controparte, e votano decisi e sereni per chi promette regalie per la sua categoria specifica. Era così anche prima, ma non in modo così smaccato; b) i partiti si sono volentieri adeguati, ed invece di battersi, ideologicamente, per risposte complessive ai problemi centrali della cittadinanza, si battono per inseguire (almeno a parole) le voglie dei votanti; una volta, finite le elezioni, ogni partito proseguiva ad utilizzare la propria linea ideologica per affrontare le questioni. Oggi, invece, chi viene eletto non ha idea sul da farsi, sul come farlo, ha la testa piena di sciocchezze superficiali e, quando si scontra con la realtà, reagisce strillando come un bambino viziato che, per la prima volta, riceve un no; c) non esiste più alcun controllo credibile sul voto. La divisione in collegi è già teleguidata, ma sono convinto del fatto che in tutto il mondo, oggi, i brogli elettorali siano all’ordine del giorno. Stanno peggio i Paesi in cui si vota elettronicamente, perché in quel caso non esiste nessun controllo credibile, dome dimostra l’elezione di Trump alla Casa Bianca; d) i governi, per diversi motivi, vanno avanti a colpi di decreto, e schivano quanto possono il dibattito parlamentare. Ci sono partiti, addirittura, che esigono il vincolo di mandato. In quel modo non ha senso andare in Parlamento, ogni partito vale la sua percentuale, potremmo quindi abolire entrambe le Camere. In Italia, oramai, nemmeno il presidente del consiglio ha più un peso credibile; e) in questa situazione, coloro che ancora si considerano cittadini, non sanno cosa votare. Nessuno sa cosa accadrà dopo il voto, nessuno sa chi prenderà veramente le decisioni, le lobbies, che durante il consociativismo erano bloccate dai partiti, hanno più potere della politica. Uccisi i partiti tradizionali, nessuno sa chi paghi veramente i costi, tranne che nel caso di Forza Italia. I partiti, di fronte a questo sfacelo, propongono delle riduzioni della partecipazione: l’abolizione del Senato, il voto elettronico, e chissà cos’altro. Siamo alle solite, appunto. Invece di guarire la democrazia, la cancelliamo. E ci buttiamo nella tecnocrazia, come la Cina, la Turchia, la Russia e la Svizzera. Ci dicono che staremo meglio, economicamente (tesi discutibilissima). Ma perderemmo la libertà. Solo che la maggior parte dei votanti, oggi, se gli si spiega la parola libertà (che è la somma di consapevolezza, solidarietà, coscienza, conoscenza), preferisce la schiavitù. Ed abbaia nei twitter. Bravi.

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