Lite telefonica mattutina con un miliziano del M5S. Il fatto che su alcune cose io sia d’accordo con lui nemmeno lo disorienta. Mi odia copernicanamente, a tutto tondo, dice che gli faccio paura, con il mio “nichilismo comunista”… Se io sono d’accordo su uno solo dei temi enunciati, dice, allora Grillo ha ragione su tutto, e secondo lui mi metto di traverso solo sulle questioni nelle quali io appartengo alla Casta. Mi aiuta a capire cose si nasconda dietro questa parola, usata berlusconianamente fuori dal contesto e diversamente dal vero significato. Casta non è una divisione sociale, come in India, ma una morale, come nella dottrina cristiana. Essere Casta vuol dire vivere nel peccato. Nel peccato di una religione che mette in discussione i Dieci Comandamenti e non sa nulla (ovviamente) dei sette vizi capitali e delle sette virtù cardinali. Per mettere a posto la linea dei Papi non sono bastati duemila anni, il Grillismo ha avuto a disposizione solo pochi mesi. Ma mentre il Cristiano crede nella storia di Mosè, dell’apparizione di Dio e della dettatura delle Tavole della Legge, il Grillino crede nel blog ed in internet. Una conversazione di ieri con uno dei miei più intimi amici, Olga Rapelli, che insegna nella Scuola Elementare, mi ha spiegato meglio, indirettamente. Coloro che si sentono a proprio agio (e mostrano una destrezza eccezionale) nel mondo del web, vivono in una realtà virtuale, nel quale la durata di un evento è di pochi secondi ed è immediatamente reversibile. Se non riesci al primo colpo e “muori”, il gioco ti resuscita e tu provi nel tempo di un lampo una nuova strategia, nuove mosse, nuove direzioni. Ed i risultati si vedono in frazioni di secondo. Il Cristianesimo conosce mutamenti lentissimi, che vanno al di là dell’arco della singola vita di una singola persona, e nel Passaggio del Mar Rosso morirono centinaia di soldati egiziani, affogati, tra mille sofferenze. Il Faraone lo seppe giorni dopo, né aveva in mano un joystick (un bastoncino della gioia!!!) per far ripetere lo scenario. I morti sono rimasti morti. Il miliziano sa tutto di tantissime cose dell’ortodossia Grillina, ma nulla di ciò che ne è al di fuori. Cerco di spiegare il senso della parola Comunismo, della parola Proletariato, di alcuni criteri elementari sui Regolamenti Comunali. Niente. Dall’altro capo del telefono frasi smozzicate, sbuffi di noia, “risolveremo tutto in un attimo e nemmeno capirete come”, oppure “siamo onesti e quindi sarà la realtà a cambiare e venirci incontro”. Eh già, perché nei videogames ci sono sistemi di premi, se scegli la strategia giusta. Per instillare un dubbio gli dico che, nel videogame, quella strategia “giusta” non è empirica, non è provata nella realtà, ma una legge scritta da chi ha inventato il giochino: “Embé, la realtà funziona uguale. Beppe lo ha spiegato, basta questo”. E comunque ciò che hanno fatto e fanno “gli altri” è talmente orribile che nessuno può fare peggio. Nessun’ulteriore domanda, Vostro Onore. Ma nemmeno questo sanno. Non sanno cosa vada male, c’è solo un sentimento diffuso di infelicità. E sto maledetto joystick non lo spiega con un Tutorial e quindi stai lì e nemmeno sai esattamente cosa stia accadendo. Però questi sono gli estremi. Nelle discussioni quotidiane che portiamo avanti da qualche anno, mi dite che sono apodittico (vero) e catastrofista. Spiegare la possibile catastrofe è l’unico modo per scongiurarla. Il miliziano mi diceva che molte delle cose che avevo profetizzati tre anni fa poi sono successe. Quindi porto sfiga. Il fatto che, partendo da delle cause, si possano immaginare degli effetti va al di là dell’immaginazione di alcuni. Curioso. Il computer, che doveva dar vita alla nostra immaginazione, improvvisamente la uccide. Meditate, gente, meditate.

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