Oggi, per l’ennesima volta, un piccolo sindacato dei trasporti, con otto ore di sciopero, ha creato la paralisi totale di Roma, specie a causa del fatto che il Comune, a causa dei valori di inquinamento, aveva deciso di permettere la circolazione privata solo a targhe alterne. A chi si è lamentato è stato rinfacciato di voler affossare il sindacato ed i sacrosanti diritti dei lavoratori. I signori Camusso e Landini hanno fatto molto per far giungere l’attitudine sindacale a questo punto, quindi è necessario fermarsi un attimo e pensare bene a ciò che si sta facendo. Il diritto di sciopero è un diritto inalienabile dei lavoratori. Per fortuna. Con questo strumento, spesso soffrendo, nel passato i nostri genitori hanno ottenuto dei risultati fondamentali di libertà, di socialità, di eguaglianza. Ma questo è stato fatto in un mondo occidentale (e solo in quello) in cui si rasentava la piena occupazione e la produzione di ricchezza era indissolubilmente legata alla prestazione di manodopera. Dato che nei Paesi poveri gli scioperi sono stati affogati nel sangue e non esisteva una pubblica opinione che vi si opponesse, i costi di produzione in quei paesi sono oggi estremamente minori rispetto ai nostri. Il miglioramento della logistica ha fatto sì che oggi un manufatto importato da 5mila chilometri di distanza costi meno di quello prodotto sotto casa nostra. Questo è accaduto a causa (anche) dell’egoismo dei lavoratori che mai e poi mai avrebbero scioperato in Europa per le condizioni dei lavoratori in Angola, in Birmania o in Brasile. Non esprimo un giudizio, cito un fatto. Nel frattempo la produzione di beni abbisogna di sempre meno manodopera. La grande industria lavora oggi con il 90% di operai in meno di 100 anni fa, l’industria mineraria in Europa non esiste praticamente più (se non nell’Est europeo), l’agricoltura si regge sull’apporto di maestranze schiavizzate e sottopagate che non hanno nessuna difesa sindacale. Oggi, scioperare per costringere un’impresa a fare qualcosa, è generalmente ridicolo. L’impresa in questione preferirebbe generalmente che quella gente, a lavorare, non ci venisse più – e non perché sciopera, ma perché è comunque superflua. Ed i lavoratori lo sanno. Quindi lo sciopero non è più un momento di pressione e protesta, ma di pura vendetta. Dato che con questo strumento non si ottiene più il risultato sperato, ci si vendica punendo tutta la cittadinanza per la propria frustrazione. Il risultato è che, nella maggior parte dei casi, la “gente” pensi che chi sciopera sia un nemico, una canaglia, un fannullone. Abitando al Centro di Roma posso garantirvi che oramai qualunque manifestazione, fosse anche in favore della distribuzione miracolistica dei pani e dei pesci, viene presa come un’ennesima punizione contro gli abitanti. Con il tempo comincio a credere che questo effetto sia la piccola soddisfazione che basta ai contestatari per tornarsene a casa con la coscienza a posto e l’allegria di aver fatto vedere (ai potenti? A noi cittadini comuni?) quale eccezionale muscolatura sia a disposizione del sindacato. Tralascio poi le decine di manifestazioni di poche decine di lavoratori, circondati dal traffico e dalle parolacce, che si fanno coraggio facendo baccano con i fischietti davanti a qualche ministero, ignorati da tutti, come pacchi postali prenotati e non ritirati. Aggiungo un altro dato: nel 1935 il 90% dei lavoratori era occupato nell’industria o nell’agricoltura. Nel 2015 questa cifra è scesa al 23% degli occupati, del 16,5% della popolazione se si tiene conto dei disoccupati. Se una volta il sindacato, rappresentando i lavoratori, costituiva un’imponente forza contrattuale trasversale ai partiti politici, oggi i sindacati sono zanzare fastidiose che lottano con uno scopo precipuo: quello di far vedere ai pochi lavoratori stipendiati rimasti che una certa sigla è più combattiva delle altre e si merita che loro si facciano la tessera. Quindi lo scopo del sindacato, oramai, è fine a se stesso, alla propria sopravvivenza. Significa questo che bisogna chiudere il sindacato? Giammai. I sindacati, quelli che funzionano, offrono una serie di servizi al cittadino che sono insostituibili. Ma questo sfogo di sport dilettantistico dello sciopero non sono non è funzionale, ma è stato completamente snaturato ed annientato. Politicamente ha oggi l’obiettivo ed il risultato opposti di un tempo – la difesa degli interessi del proletariato. La stragrande maggioranza del proletariato è costituito da precari, inoccupati e pensionati, e costoro non possono scioperare, perché non hanno lavoro. Quindi bisogna pensare a qualcosa di nuovo – oppure accettare di essere considerati pretestuosi, vendicativi (per giunta contro le persone sbagliate) ed autoreferenziali. Ed ottenere ben presto che qualche scemo di tifoso romanista o laziale compia una minchiata, sparando in un bar, e la Polizia lo colleghi (a causa di un suo viaggio a Sharm El Shaikh, durante il quale ha passato mezz’ora in un negozietto di souvenir, il cui proprietario è il vedovo di una sorella di un cugino, il cui cognato ha militato nelle truppe della Fratellanza Islamica tra il 1970 ed il 1972, prima di aprire un chiosco di datteri a Gibuti) con Da’esh e proibisca lo sciopero, perché consentirebbe ai terroristi di fare attentati, ed a quel punto vedrete se non ci sarà una maggioranza per proibirlo, lo sciopero.

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