Nell’autunno del 1977 scrissi l’inizio di una canzone, costruita su un arpeggio estremamente rudimentale, che ai tempi era il massimo che fossi in grado di suonare (e non è che adesso io sia andato poi tanto avanti…). Della canzone scrissi l’intera musica, ma non terminai mai il testo: “Ora è di nuovo mattina, dopo una notte passata, dopo dei sogni di sonno incomposto, dopo un giorno da ricordare… e mentre guardo un po’ affranto il caffè, mi sento un poco stordito e affannato, un velo caldo mi scende nel corpo, e il sole appare come per incanto”. Non l’ho mai terminato, perché non ce n’era bisogno. Credo infatti che questo brano non sia mai stato suonato in pubblico. L’ho scritto per me, soltanto per me, per ricordarmi una certa sensazione, come un odore, un’immagine, un segno sul cuore. E da allora, di tanto in tanto, quella canzone ritorna. Come stamattina. La vita cambia. Per la prima volta dopo il disastro di sei anni fa sto iniziando a dimagrire (incrociamo le dita), per la prima volta credo di aver fatto chiarezza su alcune cose e persone, e sono pronto ad accettarne le conseguenze. La vita cambia. Non ho più né voglia né bisogno di elemosinare affetto. Eppure il sole torna ad apparire, come per incanto. Buona fortuna, Paoletto. Non guardarti indietro. Dai, che ce la facciamo.

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