– Siamo in guerra. Il 4 novembre non sarà più il giorno in cui le orgogliose armate austroungariche risaliranno disordinatamente le valli che avevano altezzosamente percorso, ma l’anniversario della fine della sovranità dell’Italia. Finalmente siamo tornati al 1815, gli Stati Nazionali sono alla fine, adesso mancano le misure speciali, la scarsità diventerà da endemica che era a obbligatoria. Prepariamoci ad essere la Borsa Nera delle idee. I governi dell’Unione Europea hanno sostanziato il loro commissariamento all’Italia. Uno dei punti focali é che ci è proibito votare fin quando la situazione rimarrà tesa come è ora. Che capolavoro della sinistra. Prima hanno apllaudito Bruxelles perché hanno creduto che avrebbero fatto secco il Nano, senze pensare che gli altri si fanno i fatti propri e sono esterrefatti che noi facciamo il contrario. Quando poi hanno fatto la lista della spesa, la “sinistra” ha applaudito e sfidato Berlusconi a fare SUBITO ciò che gli altri avevano ordinato. Lui ha attaccato le pensioni e lo Statuto dei Lavoratori, la sinistra insorge. Ma come, non volevate il diktat di Bruxelles. la cosa che mi fá più impazzire é che nell’essere così focalizzati sul proprio tenero ano, crediamo che tuta l’Europa non faccia altro che preoccuparsi di liberare gli italiani, mentre invece loro si libererebbero volentieri dagli italiani… La sinistra italiana, me compreso, è una massa di coglioni bizzosi e burbanzosi, arroganti cacchioni pieni di prospopea e vuoti di idee, venduti o offerti al Nano, senza nessuna proposta alternativa. Perciò domani alla manifestazione non ci vado, perché non sono d’accordo. Non voglio accettare il fatto che Bruxelles abbia ragione: se si vota, gli atti dovuti l’Italia non li approverebbe prima del settembre prossimo, a babbo, mamma e figli morti. Quindi il Nano deve restare. Siamo bravi? Bravissimi, delle merde… A chi spera in Matteo Renzi rispondo: Io credo che chiunque vada su sarà costretto comunque a fare quello che dicono a Bruxelles, e quindi non ci sarà tanta gente disposta a guidare un Governo di transizione che farà solo cose impopolari e che, alla fine, come Cincinnato, dovrà tornarsene al campicello, per giunta inseguito dalle parolacce di chi dovrebbe dirgli grazie, cioé er popolino. A chi ora chiede un governo più forte e più evidentemente di destra, rispondo: la destra dei nostri padri non esiste più. La sinistra della mia gioventù non esiste più. Gli sbagli compiuti con l’attuazione della dottrina Bismarck dopo il Congresso di Vienna del 1815 stanno ora esplodendo nelle loro contraddizioni. Visto in questa prospettiva storica, il problema dialettico fra comunismo e fascismo é superato. Se si legge Roberto Costantini si scopre che un ex militante di estrema destra scrive libri simili a quelli di Carofiglio e Piazzese, che sono un ex comunista ed un ex democristiano. Piangiamo, in modo reazionario (lo dico senza farne una valutazione estetica, solo come fatto in se), un passato che ci pareva glorioso, in cui credevamo tutti, a destra come a sinistra, di poter cambiare il mondo. La decisione di Nixon del 1973 di sganciare la parità fra dollaro ed oncia d’oro, che ha dato il via alla spirale dei derivati, ha distrutto il mondo in cui siamo cresciuti. Ora noi tutti abbiamo una responsabilità nei confronti dei nostri figli, ed è di loro che vorrei essere complice. Una sinistra non reazionaria, oggi, non c’è, così come non c’è una destra non drogata – vedi Fini. Dobbiamo tornare ancora più indietro per cancellare gli errori ancora più vecchi. Mio nonno mi disse una volta una frase che non ho scordato: se non trovi una risposta ad una domanda, vuol dire che la domanda era sbagliata. Gli chiesi: come faccio a trovare la domanda giusta? E lui, da persona per bene, egoista e semplice, scaltra e navigata, disse: risali indietro finché trovi la domanda più vecchia di tutte, risposta la quale, tutte le altre domande hanno una loro risposta automatica. Ecco, io credo che dobbiamo tornare indietro al 1973 per risolvere il problema della fine del colonialismo e dell’esplosione del debito pubblico, e dobbiamo tornare indietro al 1815 per capire l’imbroglio della democrazia come viene intesa negli Stati Nazionali che, per me, oggi sono il vero nemico. Per tutti. Il fatto é che dopo l’esplosione del PCI e della DC nessuno è più riuscito a creare un partito che riuscisse a mediare le diverse correnti e gli interessi regionalistici e di bottega. Il PCI e la DC, secondo me, c’erano riusciti a causa di un processo storico, ma Forza Italia, che avrebbe voluto fare lo stesso, non é riuscito nel suo intento. PD e CdL sono quel che sono, sigle vuote. Il sistema americano si é sviluppato in quattro secoli di tradizione, quel sistema lì (che negli Stati Uniti non funziona più) non lo si può ricreare per legge. Non credo che sia una mera questione di forma. In Svizzera esistono cinque partiti, quattro dei quali compongono una coalizione di governo che non cade dal 1848!!! E quei partiti occupano l’intero arco costituzionale, fuori restano solo i Verdi e i movimenti locali. In Germania, nei momenti di crisi, tutti e quattro i partiti principali trovano un compromesso in Commissione e poi votano uniti in Parlamento. Il PDS, l’ultimo arrivato, dopo cinque anni in cui ha cercato di muoversi diversamente ha accettato questo sistema, perché funziona. In Italia questo non succede e non succederà. Sono andato alla manifestazione, oggi, tutta gente cammellata, molto triste, Bersani non ha detto una sola parola di progetto, ma quando chiedevi alla gente, l’unico motivo che li univa era l’odio per Berlusconi e la paura dell’abrogazione dello Statuto dei Lavoratori. Nessun pensiero, come diceva già 15 anni fa Giorgio Gaber, il pensiero, in Italia, è stato abrogato per decreto, dopo che si era atrofizzato, perché nessuno lo vuole usare più. La dicotomia destra-sinistra nun funziona più. La socialdemocrazia è il male del secolo. Come diceva Gaber, un dittatore lo vedi, ha un nome, puoi tirargli una fucilata. La socialdemocrazia è una dittatura interiore e personale, una pigrizia fatta sistema, il presupposto, il ventre molle del piduismo, ovvero del potere generato, come in “Animal Farm”, dalla desemantizazzione delle parole chiave. Quando Berlusconi chiama comunista Romano Prodi ci sarebbe da ridere, se non facesse piangere. Definire fascista Fini è fuorviante. Credere che esistano le toghe rosse, senza avere conosciuto quei magistrati ed aver scoperto che vengono quasi tutti da organizzazioni di estrema destra e che almeno all’inizio credevano davvero di dare una ripulita al Paese, è una forma di ingenuità colossale, ma Berlusconi è riuscita a farla passare. Socialdemocrazia e piduismo sono l’eredità della DC e del PCI. Ma allora noi siamo d’accordo per un fatto d’età e di estrazione culturale, alla fin fine. Siamo dinosauri. Qui ci vuole qualcuno più giovane di noi che abbia un’idea che funzioni, perché il liberismo neocolonialista del Fondo Monetario Internazionale ci porta alla Guerra, ed io in Abissinia non ci voglio andare! Mi dispiace, ci sono già passato. E’ sbagliato credere che il mercato si regoli da solo. L’economia è l’unica vera creazione dell’uomo, non c’era in natura. E’ l’immagine della neurosi umana. E comunque ci lavoro da troppo, anche i liberisti degli anni 90 che non siano oltre i 75 anni stanno tornando alla critica marxista del capitalismo, il che non vuol dire al comunismo, che con la critica marxista c’entra poco, ma alla definizione di plusvalore, che è ciò che muove tutto. Il punto debole del capitalismo è che funziona solo con tre presupposti che oggi non ci sono più: 1) Le risorse naturali sono illimitate; 2) La società e l’economia si espandono eternamente; 3) La meccanizzazione porterà una società dell’utopia nella quale l’essere umano sarà affrancato dal lavoro manuale. Tutti e tre quetsi presupposti, ispirati da Adam Smith e creduti da tutti i teorici del capitalismo, da Marx a Keynes, sono sbagliati. Come scrisse Wolf Dieter Narr già 15 anni fà, la globalizzazione è finita, finita. Non possiamo globalizzare più niente, possiamo andare sulla Luna o su Marte, niente di più. La rivoluzione verde darà a tutti 30 anni di respiro, perché dobbiamo riconvertire tutti i processi produttivi – o sarà un’ecatombe. Ma da qui ad allora dovremo immaginare qualcosa di nuovo. Ma noi non ci saremo, come cantava Francesco Guccini. Che per il pianeta, credo, sarà un bene, perché apparteniamo ad una generazione di bimbi viziati ed abituati alle comodità… Ripenso al grecista e filosofo americano John Bury, l’autore di “Storia della Liberta di Pensiero” e di “Storia dell’idea di progresso”. Le frasi che ricordo con più piacere sono: 1) La libertà di pensiero può essere considerata la meta più importante raggiunta dalla civiltà moderna e deve essere considerata fondamentale per gli scopi evolutivi dell’uomo; 2) Per migliorare la condizione della società, adattandola alle esigenze e circostanze della storia, è necessario poter disporre di una libertà illimitata di discuterle ed analizzarle, la libertá ed il dovere di esprimere qualsiasi idea, anche se impopolare e se ritenuta offensiva dalla maggioranza, anche se oggi, per fortuna, molti preferirebbero affrontare la morte piuttosto che nascondere le proprie idee. E’ vero, lui, come Giambattista Vico nella “Scienza nuova”, sostiene la teoria dei corsi e ricorsi storici in forma di spirale che diviene ogni volta più corta e più veloce, fino all’implosione della società. A questo proposito mi piace davvero la soluzione poetica di Francesco Guccini: l’essere umano sparirà e finalmente la Terra tornerà a nascere, “ma noi non ci saremo…”. Giustamente.

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