L’Ufficio Studi della CGIA di Mestre analizza il livello delle sofferenze bancarie, ovvero il numeri di coloro che, avendo ottenuto un prestito, non riesce più a restituirlo. Ebbene, nel periodo tra giugno 2014 e giugno 2015, chi ha contratto prestiti fino a 125mila Euro, li restituisce, le sofferenze sono chiaramente in diminuzione. Ma non appena si raggiunge una cifra più importante, specie intorno al milione, ed ecco che la situazione si capovolge. Nella fascia che, ovviamente, attiene alle industrie ed alla finanza (ovvero prestiti dai 5 milioni in su), l’aumento di chi non ce la fa più e del +147,4%. Cosa vogliono dire queste cifre? La prima cosa: siamo ancora in recessione. Matteo Renzi aveva promesso, non più tardi di tre settimane fa, uno +0,9%, mentre invece oggi si parla di un +0,7% per il rotto della cuffia – dovuto peraltro al calo dei costi dell’energia ed all’immissione di denaro a costo zero operato da mesi dalla Banca Centrale Europea. Senza quelle due misure, infatti, saremmo pesantemente in rosso. Ma le famiglie e le piccole imprese a conduzione familiare resistono. Cosa vuol dire? Vuol dire che questi gruppi stanno lentamente erodendo i loro risparmi, che erano immensi. L’Italia, infatti, a fronte di un debito pubblico enorme, ha sempre avuto un risparmio privato addirittura superiore a quel debito. Ebbene. Il governo Renzi sta incitando i cittadini a spendere quei soldi, perché in quel modo cambierebbero i dati generali dell’economia. I cittadini, giustamente, spendono solo se costretti. Se ascoltassero Renzi in questa ulteriore bugia, dilapiderebbero in pochi mesi questo cuscinetto che garantisce la più importante garanzia del cosiddetto “sistema Italia”. Per un breve periodo (fino alle prossime elezioni amministrative?) le cifre della recessione verrebbero nascoste dall’aumento dei consumi. La realtà è che, purtroppo, la crisi italiana si aggrava di mese in mese. Regge l’industria automobilistica (straniera), si riprende leggermente l’immobiliare, ma tutto il resto continua a crollare – a partire dal sistema bancario, Unicredit in testa. L’export, che si era ripreso, viene strozzato dalla crisi cinese e dall’embargo contro la Russia. Questi sono fatti, il resto è papparaappappero della propaganda, che altro non è se accompagnamento del morente con morfina.

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