– Scrive Davide Giacalone: “La notizia non è la maggioranza che salta, annunciando la fine di quel che è già finito, ovvero la legislatura. La notizia, descritta da tempo, ma pur sempre notizia, è che la politica impostata dal governo Monti è fallita. Il gettito fiscale che sale del 4,4%, con il gettito dell’iva che cala, pur a fronte di un aumento dell’aliquota, e nel mentre l’Italia è e resterà in recessione, senza che questo dissanguamento serva a diminuire il debito pubblico, che aumenta in termini assoluti e pesa sempre di più in rapporto al prodotto interno lordo, è la certificazione di quel fallimento. Il resto è sceneggiata, compreso il fatto che si vorrà mettere quel fallimento sul conto di chi non ha disertato un voto fiducia (dopo averne votato una caterva, anche quando è servito a confermare leggi improvvide). Questo passaggio è accompagnato dalla consueta orgia propagandistica. Stiamo ai fatti: la legge di stabilità non è in dubbio, sicché ogni speculazione sull’affidabilità dell’Italia è fuori di luogo. Compreso il solito uso dissennato dell’andamento dello spread. Ma stiamo ai fatti anche per quel che riguarda la realtà economica: non è possibile continuare a seguire una ricetta che porta all’impoverimento non solo dei cittadini, ma del nostro sistema produttivo. Il centro destra corre un rischio, in questo passaggio, consistente nel subire l’attrazione gravitazionale delle più cieche, e nocive, posizioni anti europee. C’è una dialettica, all’interno dell’Ue, ove non deve mancare il ruolo sovrano dell’Italia. Ma deve restare dialettica interna ad un’area il cui obiettivo rimane la federazione, non la disgregazione. Il centro sinistra, del resto, ha già scelto la via della conservazione, colorandola con il buio del moralismo fiscale. In questo modo accentuando non solo le cause della recessione, ma soffiando sul fuoco delle divaricazioni interne e della rabbia sociale. Gli uni e gli altri, almeno fra quanti sono dotati di raziocinio, sanno quanto quelle posizioni siano sbagliate, ma a quelle cedono in omaggio alla concorrenza elettorale. Gli uni e gli altri, in realtà, portano su di sé la colpa d’essere stati a rimorchio del più potente partito italiano, il Pusp. Il Partito unico della spesa pubblica. I conservatori, a destra come a sinistra, sono ancora seguaci del Pusp, cercando di metterne l’insopportabile costo sulle spalle dell’Italia che produce e compete. Se alle prossime elezioni si presenteranno un Pusp di destra, con venature antieuropee, e un Pusp di sinistra, con istintualità da satanismo fiscale, la competizione sarà fra due tipologie di suicidio assistito. Che molti voti defluiscano verso l’astensione o verso la sterile vendetta della scheda beffarda, ne è solo l’inutile conseguenza. Il governo commissariale ha da tempo dimostrato la propria inadeguatezza, essendosi esaurito nei provvedimenti iniziali. Chi ne loda il costume è segno che non riesce a lodarne altro. Prenderne atto ha senso solo se si ha qualche cosa di diverso da dire e da proporre, affrancandosi dalla sudditanza al Pusp, proponendo l’abbattimento del debito mediante dismissioni, lavorando alla diminuzione della pressione fiscale che trovi compensazione in tagli severi e strutturali della spesa pubblica. Ogni altra cosa non sarebbe cinica e furbesca, ma pietosa e ottusa”.

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