In quest’epoca in cui le domande sono mille volte più delle risposte, mi ha colpito il tentativo di colpo di Stato compiuto in Gabon nei giorni intorno alla Befana. Il Gabon è una delle tante dittature mascherate. Il “presidente” Alì Bongo è il figlio di Omar Bongo,e la loro famiglia comanda a Libreville da oltre 50 anni, quindi da quando la Francia ha cessato di esercitare il controllo coloniale sul Paese, che è situato il Congo e la Nigeria ed è una nazione piena di ricchezze naturali. Il tentativo, fallito, è stato fatto mentre Alì Bongo era all’estero, non si sa dove, certamente a causa della sua salute apparentemente compromessa. Questo fatto crea un vuoto di potere, perché i Bongo hanno evitato di creare una forte burocrazia, e non eiste nemmeno un forte esercito. Eppure, il Gabon è uno dei cinque Paesi dell’Africa in cui la ricchezza pro capite è decisamente al di sopra di quella delle nazioni circonvicine. Anche questo mi rende perplesso: tra forze industriali interne ed esterne c’è pace, la popolazione soffre, certo, ma meno che altrove, e come in Angola, anche qui sta nascendo una sorta di borghesia commerciale, che certamente non coltiva sogni rivoluzionari. In questo senso, il Rwanda di Paul Kagame ha indicato la via a tutti. Pace religiosa, fortissima polizia, sostegno al commercio. Le poche persone che conosco e che vivono lì, hanno letto el tentato colpo di Stato sui giornali, pochi giorni dopo. Tutto il confronto si è svolto a Libreville in poche ore, e si è risolto senza spargimento di sangue – pare. La gente ha semplicemente ignorato gli annunci, come se se ne fregasse di chi mai avesse vinto. E questo, credo, è un segno importante di qualcosa di profondo che è cambiato. Se fossi più giovane andrei a vedere, perché continuo a credere che la grande speranza per il salvataggio del Pianeta vengano dagli immensi investimenti cinesi e dall’emancipazione dell’Africa, la parte più bella del mondo. Oppure sono un inguaribile romantico. Ma sta di fatto che la narrazione ufficiale dei media occidentali non racconta nulla di ciò che sta veramente accadendo laggiù, e non sarebbe in grado di percepire alcun vero cambiamento sociale e culturale, prima ancora che politico e militare.

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