Stavolta non scrivo per esprimere un giudizio, ma per cercare di capire. Dopo il Referendum su Monarchia e Repubblica, i partiti del CLN si contarono: nell’aprile del 1948 la DC prese il 48,5% dei voti, PCI e socialisti, se sommati, raggiunsero il 38%. Questo, a mio parere, significa che allora si trattò di una scelta ideologica tra blocchi. Votò il 92% degli aventi diritto, parteciparono tutti. Nel giugno del 1953 votò quasi il 94% della popolazione, la DC aveva proposto il premio di maggioranza per poter governare da sola, e gli Italiani, ideologicamente, risposero NO: DC 40%, PCI e PSI 35%, e per la prima volta i piccoli partiti intermedi presero abbastanza voti da essere rappresentati in Parlamento. Il BN, l’alleanza tra tutti i partiti di centro, che puntava ad egemonizzare la vita politica italiana, che nel 1948, in ordine sparso, aveva superato il 60%, raggiunse il 49,8%. A colpi di ideali e di ideologia, nessuno avrebbe “vinto”. Ed è stato bene così, perché le cose migliori sono state fatte in quegli anni, con la partecipazione attiva di tantissime menti illuminate, idealisti puri, persone competenti con delle idee chiare. Ma la ricerca del potere in quanto tale, già allora, correva su altri binari. Dal 1953, e fino allo scandalo di Mani Pulite, una parte preponderante dell’elettorato ha votato per fidelizzazione ideologica o perché aveva ottenuto una serie oggettiva di privilegi: posti di lavoro, contratti, appalti. Fin quando è stato possibile allargare le maglie del bilancio dello Stato, il consenso è stato costruito in maniera crescente sulla capacità di accontentare gli egoismi dei singoli votanti. Chi pretendeva idealità si è messo a fare politica nelle forze extraparlamentari di destra e di sinistra, o nei movimenti fondamentalisti nati all’ombra della Chiesa Cattolica. La tempesta di Mani Pulite rese chiaro a tutti che il Patto Consociativo tra DC, PCI e PSI aveva rovinato lo Stato. Nell’aprile del 1992, la DC scese sotto il 30%, il PDS (che aveva preso il posto del PCI) arrivo solo al 16%, la Lega Nord prese, all’esordio, l’8,65% dei suffragi. Fu necessario votare ancora, ed il Polo berlusconiano (Forza Italia, Lega Nord, Radicali, fascisti) arrivo al 47%, mentre il Polo che riuniva i partiti della Prima Repubblica (PCI e partiti laici) arrivò al 34% ed i frammenti della DC, riuniti sotto Mario Segni, presero il 15% dei voti. Era già cambiato tutto: la gente votò sperando che il leader, il duce, il conducator, risolvesse da solo tutti i problemi. Fine dell’ideologia, fine del consociativismo, votiamo per chi promette di mantenere in piedi la baracca, all’interno della quale ognuno ha il diritto di fare qualunque cosa, pur di sopravvivere. Dimenticatevi che qualcuno vi aiuti, aiutatevi da soli. Non ha funzionato. La crisi del 2008 ha travolto tutti, e le bolle speculative, che avevano garantito la sopravvivenza ed il fiorire di una piccola e media borghesia, cresciuta con coloro che, nel darwinismo sociale, sarebbero stati esclusi, e che invece negli anni del consociativismo avevano ottenuto una poltrona sicura. Quella che ne è nata è stata un’ondata di rabbia da parte di due generazioni che, sotto il binomio D’Alema-Berlusconi, avevano rinunciato alla cultura, alla consapevolezza, alla complessità. Si è cercato di spiegare con i twitter un disastro lungo 200 anni a persone che, oramai, non parlano più italiano. Oggi, al comando, abbiamo un’Alleanza del Rancore (bellissima definizione del CENSIS) che, quotidianamente, annuncia fatti, ma non vuole (o non può, o non sa) affrontare nessuna delle questioni sistemiche che affossano il livello di vita degli italiani. Nonostante i proclami, il numero dei poveri cresce senza fermarsi mai. Da oggi sappiamo che bisognerà fare una manovra integrativa di altri 9 miliardi, altro che reddito di cittadinanza e flat-tax. Lo dico con delusione, perché non sono affatto contrario a quei provvedimenti, non per principio. Riassumo: la gente votò ideologicamente per una brevissima parentesi, poi – per decenni – per favori ricevuti e per adesione acritica (come il tifo sportivo). Dal 1994 ha votato il Salvatore della Patria, che poi era altro. Adesso vuole vendetta. Ma non l’avrà, ci sarà un ulteriore peggioramento della situazione. Cosa voteranno poi? Per questo Salvini cerca sempre più di assomigliare ad Erdogan?

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