L’amore per la vita è l’unico onesto e vero slancio che conosco. Senza possesso, nonostante la paura, con la certezza assoluta di perdere, perché presto o tardi sarà finita. L’amore per la vita è la passione per ciò che mi è stato concesso di vedere, di ascoltare, di annusare, e soprattutto di leggere. Perché, come diceva il personaggio di Anthony Hopkins in un tragico e meraviglioso film con Debra Winger, “si legge per capire di non essere soli”. La parola scritta comunica direttamente con la nostra anima, ed ha la lentezza necessaria per abbandonarci ad essa, alle sue promesse, ed anche ai suoi tradimenti. Per questo cerchiamo di interpretare la quotidianità seguendo le tracce imparate leggendo, sperando che si possa legittimamente dare un senso, una direzione, una spiegazione, che il contesto esista a prescindere, e non sia una fragilissima creatura della nostra mente. Per questo scriviamo, per essere artefici, e non solo artificieri della vita, continuamente impegnati a disinnescare passioni vere ed a farne brillare di artefatte, vendute a dozzine nei supermercati del dozzinale. Per questo ci entusiasmiamo e santifichiamo ogni nuova storia che chiamiamo d’amore, che come ogni storia esiste nelle nostre menti, è scritta, non esiste in natura – ma è una creazione di due persone, quindi vera lo stesso, comunque vada. L’amore per la vita fa sì che si superino le bruttezze, le umiliazioni, i dolori, le tragedie, e che l’anelito che provo per mia figlia e per alcune altre persone rimanga sincero, perché rispettoso degli spazi, e rimanga forte, perché mio, segreto, insondabile. L’amore mio appartiene a me, ma la persona cui lo collego no, giammai. La mia vita appartiene a me, tutte le altre no, è un sacrilegio pensarlo. Così come è un sacrilegio cedere il mio mondo, la mia passione, a chi scrive la vita: un politico, uno scrittore, un musicista. Posso amare un libro, e nemmeno quello è mio, solo la mia percezione di esso, ed è mio dovere, se amo la vita, di sbugiardare le falsità altrui, almeno davanti a me stesso. Tante parole per spiegare l’orrore che ho provato, ieri, a sentir parlare i politici italiani, “e soprattutto tutti, che dove cogli, cogli sempre bene”. Dai pupazzi stolidi e bolliti come Berlusconi e Bonino, alla cattiveria brutale ed annichilatrice di Di Maio, Di Battista e Salvini, alla follia delirante di Matteo Renzi, alla sordida brutalità da salotto di Massimo D’Alema, alla porcellesca truculanza di Giorgia Meloni. Ed ho visto persone genuflettersi, fare scene disgustose per poterli toccare, persone ridotte a molluschi osceni, che gridano ciò che loro credono amore, e che invece è odio. Odio per la vita, per sé stessi, per tutto. Lo sappiamo tutti che le cose peggioreranno. Mio Papà ha ragione, quando dice che dobbiamo tornare alla terra. Leggere per non sentirci soli, affondare le dita nel campo per sentirci parte di tutto, ma soprattutto amare la vita, disperatamente, con tutte le nostre debolezze.

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