Da bambino scrivevo a mano un giornalino intitolato La Gazzetta di Bluru-Bluru. Aveva notizie internazionali in prima pagina, fumetti disegnati da me a pagina 2, un reportage a pagina 3, e via via fino alla pagina finale con lo sport e una pagina di musica. Credevo a un grande futuro, alle “magnifiche sorti e progressive”. Il tempo mi sembrava un infinito tappeto steso di fronte a me, da riempire con gesta eroiche, successi incredibili e sconfitte titaniche. Ho avuto fortuna, perché è andata proprio così. Ho avuto sfortuna, perché è andata proprio così. In Germania si dice: «Dio punisce i suoi figli ascoltando le loro preghiere».
Ora, in preda ad una delle mie solite crisi di narcisismo, ho pensato di trasformare in evento mediatico la mia prigionia in una clinica per dimagrire, intitolando i miei appunti – ricordando le mie gesta infantili – al terribile carcere del dittatore Suharto. Cito da Wikipedia: «Buru è un’isola nella provincia di Maluku dell’Indonesia. Si trova a ovest delle isole Ambon e Seram. Durante il periodo dell’ex-presidente Suharto, che istituì il regime amministrativo del Nuovo Ordine, Buru venne designata per ospitare una prigione usata per trattenere migliaia di prigionieri politici. Mentre era in custodia a Buru, lo scrittore Pramoedya Ananta Toer scrisse i romanzi del Buru Quartet».
Invece di romanzi io intendo scrivere minchiate, rigorosamente superflue. Per oggi vi basti che sono stravolto dalla stanchezza, che ho mal di testa, che per cena mi hanno dato il ricordo umido di una minestra di spore, delle carote rastremate secondo i dettami dell’architettura corinzia e una fetta di cocomero della misura di quindici centimetri cubici. Per fortuna ho le tisane contro le mie malefatte, la cervelloticità, l’inazione e l’inanità.
Il sole è tramontato su uno splendido panorama che, naturalmente, ho ignorato. Carlotta ed Emanuele già mi mancano, mi chiedo con ansia dove siano tutti i compagni di un’estate passata a suonare: Cristina e Luigi, Mario e Antonella, Nicola e Chiara, Vittorio, Paolo e Isa, Stefano, mia sorella Biba, mio papà, Saretta col Sarchiapetto… Insomma, coloro che hanno reso quest’agosto indimenticabile. Per fortuna Olga mi ha chiamato. Lei e Gianluigi verranno a trovarmi!