SPETTACOLO
Il Teatro Canzone non è morto con Giorgio Gaber, anzi, in tutta Europa ci sono nuovi gruppi che ne raccolgono l’eredità e lo modellano in base al proprio sentire. Nei tempi complessi e disinformanti in cui viviamo, l’arte è chiamata a dare risposte che prima venivano offerte dai media attraverso la metafora, ed è questo il punto di partenza della Menzogna di Dedalo. Nel mito di Dedalo, un padre ed un figlio, prigionieri del Labirinto, stanno per essere uccisi dal Minotauro. Dedalo attacca le ali ad entrambi, sicché lui e Icaro volano fuori dalla portata del Mostro. Il figlio, però, si avvicina troppo al sole. Le ali, attaccate con la cera, si sciolgono, Icaro muore. Da qui parte lo spettacolo, da un talk show in cui Dedalo spiega le sue ragioni ad un’informazione di regime che si preoccupa di tutto, tranne che delle cose fondamentali dell’atto di scappare dal Labirinto. La Menzogna di Dedalo consiste nel non avere detto ad Icaro che, una volta usciti dal Labirinto, non si è liberi, ma dall’alto si ha finalmente la prospettiva necessaria per vedere e capire che tutto è un immenso, infinito Labirinto. Non dire questo alla gente porta alcuni a credere che la via d’uscita dal Labirinto sia possibile.
Lo spettacolo spiega invece che non c’è via d’uscita verso l’esterno, che il Labirinto lo si sfugge solo viaggiando dentro di se.
Come nei romanzi di Sartre od Haruki, se lo spazio intorno a te si restringe, allora devi divenire più profondo, dentro di te, creando quello spazio che ti serve per non impazzire. Ed in questo processo impari a capire ed accettare il Labirinto, e poi, finalmente, ad amare. Scoprendo questo capisce improvvisamente che la soluzione dei problemi politici ed economici sta nel pragmatismo e nella passione, nell’onestà intellettuale e l’apertura mentale, nel “Pensiero”, come lo spiegava Gaber.
In due ore di spettacolo, fra canzoni, dialoghi, monologhi e filmati, il protagonista passa dal trattamento dell’attualità politica (“Incolpa la democrazia”, “La Borsa Nera delle Idee”, “Una guerra in Medio Oriente”) a quello della vita sociale (“Una vita da Mollica” ed i dialoghi di Ennio & Co.), a quello dell’amore (“Quando”, “Per sempre”, “Valentina”) per poi tornare a se ed alla menzogna di Dedalo, pronti “per saltare dall’orlo del tetto prima che siano gli anni e gli acciacchi a farlo per voi”, prima che arrivi “Il buio” e, con il buio, “Scompaiono le nuvole (Passent les nuages)”
Molto da ridere, moltissimo da arrabbiarsi e, forse, alla fine, anche qualche attimo di commozione.