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Settanta anni di cultura musicale, politica ed economia in un mondo cambiato velocemente come il ritmo della sua musica globale

Negli ultimi 70 anni, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la musica, nella coscienza collettiva, ha raggiunto tutta l’umanità. Oggi, anche al livello più basso di socializzazione, si ascolta la musica popolare e colta di ogni angolo di mondo – ed in tempo reale. La musica degli ultimi 70 anni ha così accompagnato in un modo nuovissimo lo svilupparsi della società e della storia umana. Abbiamo scelto questa musica per accompagnare un racconto di questi decenni, un racconto svolto partendo dall’osservazione chiave della fine del capitalismo industriale classico e delle conseguenze che ciò ha creato. Lo abbiamo fatto dividendo il secolo in quattro spettacoli.

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Il primo, “L’estate infinita (1966/1973)”, che va in scena già dal novembre 2014, racconta degli anni in cui si credeva che l’utopia stesse per essere realizzata, in cui si pensava di aver raggiunto le vette più alte di democrazia, consapevolezza, tolleranza, libertà e progresso, e non si vide il fatto che proprio dei mesi successivi all’estate del 1971 il capitalismo era stato cancellato dalla decisione USA di uscire nei fatti dal Trattato di Bretton Woods.

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Il secondo, “Come foglie d’autunno (1974/1990)” racconta di come , con l’illusione della Guerra Fredda e la gestione spericolata dei bilanci statali si è data un’apparenza al lusso per tutti, ma si è conclusa l’epoca delle speranze utopiche, per rifugiarsi in un privato gretto ed utilitaristico. Un’illusione spazzata via dalla Perestroijka, ovvero dal crollo di uno dei due blocchi del capitalismo classico industriale, che non era stato capace di sopravvivere nella lotta della finanza globale. Questo spettacolo debutta nel marzo del 2016.

Il terzo, “La cornucopia di primavera (1948/1965)” racconta del boom economico, delle bugie raccontate sulle due guerre mondiali, sulla realtà della fine del colonialismo, sull’industrializzazione forzata e gli spazi di democrazia conquistati (spesso) col sangue da una generazione che credette che la scienza avrebbe risolto tutto, dalla fame alla felicità, dalla malattia alla ricchezza, e si ritrovò alla fine con poche promesse mantenute, più un passato da nascondere. Debutto previsto nel marzo 2017.

L’ultimo, “L’inverno della ragione (1991/2018)” racconta del buco nero in cui siamo precipitati: la fine della società umanista, dell’illuminismo, dell’illusione capitalista e socialista, la rinascita della follia religiosa, la morte della cultura e della democrazia. Lo spettacolo dovrebbe debuttare nel dicembre del 2017.