Molte persone che conosco, e che da tempo sono attive politicamente, ridono quando scrivo di tecnocrazia (vero Alice Griselli?), e quando spiego che questa sia la direzione imboccata da tutti i partiti italiani, ma soprattutto dal Cartellone Propagandistico chiamato +Europa e che fa capo al miliardario ungherese George Soros e ad una figura rappresentativa, Emma Bonino, che proviene dal mondo Radicale e da alcuni anni, probabilmente a causa di una grave malattia, che ne ha (si vede tanto) debilitato le capacità intellettive e fisiche, si presta ad essere l’immagine “Madre Calcutta”, rassicurante e benevola, di un disegno estremamente preoccupante e che andrebbe discusso in quanto tale. Le persone che ridono credono che io stia delirando su un complotto alla 007, un po’ perché si rifiutano di studiare, un po’ perché hanno una prospettiva distorta dalla narrazione dei media sulla politica. Discutono di inciuci post-elettorali e non vedono le convergenze politiche oggettive della totalità dei partiti, nessuno dei quali è alternativo agli altri, se non per l’estetica. Promettono tutti le stesse cose, pensano tutti di fare le stesse cose, condividono l’analisi della situazione, ma si combattono sulla modalità di espressione e l’immagine che proiettano. In questo modo l’elettorato si convince che questo spettro ridottissimo di offerta politica copra tutto l’universo possibile, mentre invece è l’espressione coerente del fatto che, da 30 anni a questa parte, nessuno (tranne i fan della tecnocrazia) abbia avuto una nuova soluzione da proporre che potesse funzionare – mentre la critica profonda della democrazia, partita dalla sinistra più appassionata di un ventennio fa (Agnoletto e Casarin) ha dato un colpo durissimo in favore, purtroppo, della tecnocrazia stessa, partendo da una disamina sofferta e fattuale della crisi della democrazia – una crisi che è sotto gli occhi di tutti. Se non è un complotto, e non lo è, dove è la differenza? In una frase: in democrazia, le scelte vanno fatte in favore delle aspirazioni e delle opinioni del popolo, visto in quanto somma di tutti gli individui, scelte quindi fatte in base ai pareri espressi da tutti, calcolati su base percentuale, di modo che sia la maggioranza a decidere. Dopodiché, se nei fatti la maggioranza decide qualcosa che non funziona o che è addirittura dannoso, si rivota, e se il “popolo” resta dell’opinione dannosa, si va a sbattere e si finisce male, ma democraticamente. Il sintomo più evidente della degenerazione della democrazia (brillantemente descritta da Kelly Carnemolla poche ore fa) è quello degli Stati Uniti. Una percentuale sconosciuta, ma enorme e crescente, della popolazione, vive senza documenti agli angoli delle strade, e risolve le proprie questioni, democraticamente, a fucilate – e per il governo federale va bene così. In tecnocrazia, le scelte vanno fatte in base al bene del sistema, e non degli individui, e vanno difese dapprima le strutture economiche ed industriali, dappoi quelle logistiche ed ambientali, dopodiché gli esseri umani sono una variante affettivamente rilevante, ma sistemicamente irrilevanti e, anzi, spesso sono un ostacolo alla salvaguardia del sistema, per cui le decisioni restano in mano ad un gruppo “illuminato” di tecnici che si carica della responsabilità di prendere decisioni disumane, ma che funzionino. Leggete Jacques Elui e le sue pagine sulla “governance globale”, e troverete i dettagli di ciò che scrivo, non di un complotto: nell’attuale situazione culturale globale della società, la tecnica si presenta come il sistema inclusivo della società nella sua interezza. La tecnica inghiotte la società, diventa essa stessa la società. Ciò che caratterizza la tecnocrazia è la tendenza a soppiantare il potere politico, piuttosto che sostenerlo con consigli, prendendo per sé la funzione decisionale. Eliminando la divisione tra la politica come un regno dei fini o come arte della mediazione (Elui, “Il sistema tecnico, la gabbia delle società contemporanee”, Jaca Book, Milano 2009). Un complotto è un disegno segreto di una élite che vuole il potere. Quello tecnocratico non è un complotto, ma un disegno spiegato razionalmente da oltre 25 anni, e perseguito pubblicamente, come quando Nestlé riesce a far dichiarare “merce” aria ed acqua, con il pretesto (fondato) che sia aria che acqua vadano preservate dalla rovina ambientale che è in atto, e che se continua così, tra qualche anno avere aria ed acqua “pulita” dovrà avere un costo, perché sarà disponibile solo per chi avrà un determinato reddito. Cose che sono già accadute con il cibo e la sanità. Chi ha i soldi mangia come si deve e può farsi curare. Gli altri sono fregati. Lo dice l’ISTAT, ripetitivamente, da anni. Votare Soros domenica non vuol dire uccidere la democrazia, che quella muore per conto suo. Vuol dire votare un progetto apertamente di estrema destra: Bonino ha già detto che è pronta a fare l’accordo con Berlusconi, portando voti alla sua coalizione di governo, ed è ovvio che resterebbe renziana solo se le dessero qualcosa che soddisfacesse la sua ambizione personale smisurata e cieca. Questo nell’immediato. Ma farebbe passare definitivamente il principio secondo il quale l’alternativa al settarismo religioso dei Grillini sia un qualunquismo efferato e completamente vuoto di contenuti, come quello dei galoppini messi insieme da chi, come Benedetto Della Vedova, voleva solo entrare in Parlamento, ad ogni costo, per avere uno stipendio, e garantirlo agli amici. Ed allora preferisco la passione Grillina al vuoto morale ed esistenziale di una selezione di pupazzi che accetta di fingere di rappresentare un ideale estetico mentre invece è l’avanguardia di un sistema antidemocratico che appare oramai ineluttabile, ma mi fa paura.
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