La fuga dal labirinto
“Do the Strand” (Brian Ferry & Roxy Music) – 1973
Brian Eno è stato uno dei musicisti più importanti dell’ultimo secolo, ed ancora oggi la sua influenza ed i suoi nuovi lavori influenzano in modo indelebile lo sviluppo della musica moderna. E’ stato lui a scrivere “Heroes” e gli altri titoli fondamentali della svolta berlinese di David Bowie. Brian Eno ha iniziato il suo percorso dalla pittura e dalla musica minimalista ed elettronica, di cui è stato un pioniere, e di un intellettualismo che inseriva elementi di musica classica moderna e dodecafonica nelle strutture apparentemente semplici del pop. Per dare una dimensione della sua importanza, suo è il sound di David Bowie a partire dagli anni 80, ma anche quello di Laurie Anderson, il sound chitarristico di The Edge degli U2, tutta la musica dei Coldplay (che senza di lui sarebbero una piccola band di Vaudeville). Nel 1973, a 25 anni, Brian Eno incontra un giovane poeta e cantante inglese, Brian Ferry, uomo bellissimo, estremamente arrogante e spocchioso, che con Eno fonda la band Roxy Music, che risulta uno dei gruppi più importanti per il glam rock, ma anche per lo sviluppo jazz, dato che Eno, Andy MacKay (oboe e sax, per anni in band con David Bowie) ed Edwin Jobson (violino elettrico, per anni con Frank Zappa, con gli Yes e con i Jethro Tull) creano un sound straordinario e diversissimo da ogni altra band degli anni 70, esclusi forse i Curved Air. Il brano “Do the strand” è esemplare dell’atteggiamento aristocratico di questa band, che inneggia ad un ballo che non esiste (lo strand, appunto) che nella descrizione di Brian Ferry risulta dagli equilibri prospettici di “Guernica” di Pablo Picasso, dalla “Monna Lisa” di Leonardo da Vinci e da altre opere d’arte contemporanee. Brian Ferry spiega così la sua idea d’arte: “Il mondo è un labirinto, in cui la società e la cultura oppressiva della maggioranza chiudono tutte le strade non appena capiscono che gli spiriti liberi le imboccano per sfuggire al labirinto stesso. Lo strand è il ballo che ti permette di uscire dal labirinto senza imboccare alcun sentiero, semplicemente rifiutando la natura stessa della trappola culturale in cui ci troviamo”. Secondo Brian Ferry Roxy Music scrive la parola fine “sulle bugie della musica folk moralista di Bob Dylan e Woody Guthrie, della musica rock e commerciale dei Beatles e dei Rolling Stones, dell’estetica hippie, del finto pacifismo, del regime culturale imposto dal bolscevismo. L’estetica nazista, che pure afferisce ad un regime odioso e sanguinario, è più bella e maestosa. A parità di menzogna e chauvinismo, meglio Leni Riefenstahl che i film western”. L’Estate infinita è un ricordo, oramai, e nemmeno tanto bello.
“Do the Strand”
There’s a new sensation, a fabulous creation
A danceable solution to teenage revolution
Do the Strand love, when you feel love
It’s the new way that’s why we say – Do the Strand
Do it on the tables, Quaglino’s place or Mabel’s
Slow and gentle, Sentimental,
All styles served here, Louis Seize he prefer
Laissez-faire – Do the Strand
Tired of the tango, fed up with fandango
Dance on moonbeams, slide on rainbows
In furs or blue jeans, you know what I mean – Do the Strand
Had your fill of Quadrilles, the Madison and cheap thrills
Bored with the Beguine, the samba isn’t your scene
They’re playing our tune by the pale moon – we are incognito
Down the Lido and we like the Strand
Arabs at oasis, Eskimos and Chinese
If you feel blue look through Who’s Who
See La Goulue and Nijinsky – Do the Strandsky
Weary of the Waltz, and mashed potato schmaltz
Rhododendron is a nice flower
Evergreen, it lasts forever
But it can’t beat – Strand power
The Sphynx and Mona Lisa, Lolita and Guernica
Did the Strand
(Brian Ferry)