Il mio malessere cresce. Nelle interessanti discussioni elle ultime due settimane emerge un termine, “meritocrazia”, che mi fa accapponare la pelle. Nello sport, chi vince ha vinto, ma nemmeno in quel caso il merito è chiaro, perché ci sono tutta una serie di forze che possono impedire al più meritevole di vincere – ed in ogni caso, persino in una gara di corsa, non è univoco stabilire chi sia il più meritevole. Se siete la Juventus vincete comunque. Ora che Alonso guida non più una Ferrari, ma una macchinetta a scontro, arriva sempre ultimo. Ovvero: quali sono i criteri? Chi stabilisce i criteri ed in base a quale competenza? Chi ha l’autorevolezza e l’autorità di stabilire chi sia adatto a designare i meriti ed i criteri? Insomma: dare il potere ai meritevoli è o un atto di darwinismo politico, come nel Medioevo, oppure è lasciare tutto come è adesso, svuotando la parola “merito” di contenuto. Vogliamo sostituirla con efficienza? Sarebbe bello se almeno questo fosse un criterio incontrovertibile. Se il meccanico mi riaggiusta l’auto, è stato indubbiamente efficiente. Ma se il medico mi rimette in piedi, al prezzo di danneggiare (per colpire i sintomi) un organo che presto smetterà di funzionare? Chi mai mi dirà se il medico è stato efficiente o mortale? Soprattutto nel capitalismo vige un sistema a premi che dovrebbe premiare la meritocrazia. Come tutti sapete, è vero il contrario. Ed infatti banche e fabbriche vanno a gambe all’aria per colpa di manager meritocratissimi, pluripremiati ed osannati fino a due minuti prima del botto finale. Nemmeno in una dittatura si può vagheggiare di credere che chi comanda, anche se è cattivo, pessimo, intollerabile, sia meritevole o no a causa di una sua presunta efficienza. Eppure questo criterio viene oggi continuamente applicato per sdoganare i regimi più sanguinari: Mussolini non era un vero dittatore, Hitler ha fatto costruire le autostrade, Pol Pot ha tenuto la crescita demografica sotto controllo, Putin regge la Russia nell’unico modo possibile, col guanto di ferro, Erdogan è riuscito per anni a far crescere il PIL turco. Ma scendiamo più in basso. Quanti degli insegnati europei di scuola elementare e media sono davvero bravi? Un decimo? Sarebbero comunque molti di più dei banchieri e manager in posizioni chiave… ed i dipendenti pubblici? Quanta incompetenza, ignavia, imbecillità, incapacità, inanità, pigrizia e disonestà ci sono ovunque? Quanto del tempo e dell’energia che sprechiamo sono dedicate a far fronte a questo? Eppure, implorare l’avvento del governo del merito mi sembra un miraggio pericolosissimo. Anche perché ognuno di noi, segretamente, sarebbe l’allenatore giusto per la nazionale di calcio, sarebbe il perfetto ministro dell’economia, sarebbe il direttore della Giuria di Sanremo ed il decano di ogni Università. Ognuno di noi crede di essere l’Emiro der Mecojonistan. Anche perché ognuno di noi, con le proprie competenze, non riesce nemmeno ad immaginare cosa si potrebbe fare di meglio. Insomma, ognuno di noi, come Matteo Renzi, se fosse Papa lui proibirebbe a tutti di fare meglio di quanto faccia lui stesso. La verità è, ovviamente, che non ho una risposta al problema. Ho fortissimi dubbi sulla possibilità di poter mai meritare il posto di comando di chicchessia. Ho il sospetto che, in una VERA meritocrazia, coloro che, come me, coltivano la religione del dubbio, verrebbero fucilati in piazza. Ma almeno quello, per favore, con un minimo di efficienza. Non fateci soffrire quanto soffriamo ora.

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