Finisco di rileggere due libri importanti per l’analisi del momento attuale: “Il rinvio” di Jean-Paul Sartre e “Storia della stupidità militare” di Charles Fair. Entrambi i libri (il primo un romanzo, il secondo un saggio) puntano l’indice sul fatto che, storicamente, chi governa si dimostra, a conti fatti, un imbecille – e che un imbecille crea più guai di un bandito, perché non capisce cosa stia accadendo e cerca, per quanto possibile, di rinviare qualsiasi decisione, sperando che l’inattività risolva da sé i problemi aperti. Elenco le questioni che ci opprimono maggiormente. Primo. La temperatura del pianeta sale velocemente e porta con sé conseguenze nefaste: cambio delle condizioni metereologiche, aumento significativo del livello del mare, negli oceani ci sono isole di plastica e di altre immondizie non degradabili che avvelenano l’ecosistema. I governi si incontrano, a chiacchiere sono tutti d’accordo, ma non si fa nulla. Il 62% dei danni all’ecosistema provengono dall’industria mineraria, il 12% dal traffico automobilistico privato. Si attacca l’ultimo (mi va benissimo) ma sull’industria non si fà nulla. Siccome i posti di lavoro scarseggiano, persino l’Ilva viene dispensata dall’osservanza delle leggi ambientali, con conseguenze mortali (e l’accordo di TUTTE le forze politiche). Lo stesso fanno TUTTI gli altri Paesi, in testa USA, Cina, Russia, India, Giappone, Brasile, Arabia Saudita, specie nelle loro iniziative neocolonialistiche, specie in Africa ed in estremo Oriente. Noi italiani, dopo aver letto il rapporto dell’ENEA, abbiamo solo DIECI ANNI prima che molte città costiere (non solo Venezia) scompaiano a causa dell’innalzamento del livello del Mediterraneo di circa 2 metri e prima che il fabbisogno d’acqua potabile (messa in crisi dal fatto che i nostri tubi perdono per strada il 48% dell’acqua che trasportano) basterà a dissetare solo il 65% della nostra popolazione. Secondo punto: antisemitismo, fondamentalismo islamico e nazionalsocialismo avanzano, e sono il paravento dietro il quale si celano (nemmeno tanto) un bisogno di violenza, di assassinio, di rabbia cieca. Le uniche proposte politiche: armare i cittadini, di modo che ognuno si difenda da sé. Gli Stati abdicano al loro diritto/dovere all’esclusività dell’uso della violenza. Nelle trattative diplomatiche si usa la possibilità di un intervento armato come mossa psicologica per spaventare altri Stati, e si nutrono masse sempre più imponenti, legate ad importanti interessi economici e politici, di isterici che sarebbero prontissimi a scendere in guerra già domani mattina. A chiacchiere siamo tutti d’accordo: questa deriva va fermata. Nessuno fà nulla. Al contrario, si lotta per affermare una versione edulcorata e legalista di questa violenza becera e che vuole l’olocausto. Non solo in Italia, ma qui da noi, con il nuovo governo di estrema destra, la tendenza è visibile almeno quanto in Brasile, Polonia e Ungheria. Terzo punto: la crisi economica globale. Noi viviamo in un mondo in cui la globalizzazione è stata costruita sulla teoria capitalista, non importa quali e quanti siano i sistemi che pretendono di applicare visioni edulcorate del capitalismo (come la sharjah ed il comunismo). Questo principio funziona perfettamente (semplifico) solo eliminando le varianti non prevedibili: l’umanità. Guardate al dibattito sull’accordo Italia-Cina sulla Via della Seta. Si tratta di un progetto che va avanti da circa un decennio. Nessuno sa cosa contengano i memorandum da firmare, quindi nessuno sa se essere favorevole o contrario. Eppure la diplomazia, ovunque, funziona allo stesso modo da oltre mille anni. Prima che si firmi un accordo, i diplomatici ne discutono in modo estremamente pignolo ogni singolo dettaglio per anni. Quindi, alla Farnesina, o in qualche altro ufficio, ci devono essere le minute di migliaia di pagine scritte e corrette che portano al memorandum che forse il governo italiano firmerà a fine marzo. In assenza della politica, la burocrazia decide alla cieca. Cécile Kyenge ha mille volte ragione: eravamo contrari al TTIP (l’accordo commerciale con cui gli Americani cercavano di strozzare l’Unione Europea) perché sapevamo di cosa si trattasse. Come mai, dieci anni dopo, di questo nuovo progetto non conosciamo tutti i dettagli, visto che è sicuro che la nostra diplomazia lo elabora da anni, con governi di centro-destra, di centro-sinistra e gialloverdi? Lo stesso vale per la lotta in Francia contro i gilet-jaunes, i pazzi della hard Brexit nel Regno Unito, e via dicendo. la gente non sa, nessuno capisce, la ragionevolezza è politicamente bandita. Il grande libro di Sartre ci dice come finirà: con il 1° settembre 1939 e l’inferno che ne scaturirà.

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