Buon compleanno, Madiba. Guardando indietro questi cento anni, ne sono certo, hai insegnato che i viaggi più lunghi si fanno restando fermi, che la conciliazione non è buonismo, ma intelligenza e lungimiranza. Buon compleanno a te ed a tutti coloro, che pesano sempre meno, la cui voce scompare nel gridare diuturno dell’ignoranza. A coloro che ricordano che nessuno, in quanto appartenente ad un gruppo (politico, razziale, religioso, familiare) ha diritti o doveri speciali, è sollevato dall’obbligo alla corresponsabilità ed alla consapevolezza. Non c’è nessuna differenza tra la rabbiosa idiozia di Mbeki, Zuma, Salvini, Di Maio, Mugabe (ed il suo finto successore Mnangagwa), Kabila, Tokyo Sexwale, Trump, Putin, Nazarbayew, Andrej Babis, Orban, tutti mostrano tra loro somiglianze raccapriccianti: non hanno soluzioni, ma solo vendette. Non hanno prospettiva, ma solo ignoranza. Non hanno competenza sociale, ma solo una smodata ambizione personale. Neri e bianchi, sono figli dello stesso cinismo abbinato all’ignoranza. Credono che tutto sia facile, sono impermeabili ai fatti e rigettano ogni responsabilità per ciò che fanno e dicono, e non sono in grado di sopportare il contraddittorio. Promotori di sanguinosa violenza, distruggono tutto ciò che toccano, perché non ne capiscono la natura, i problemi, le interconnessioni. Il Professor Von Uslar, che ho adorato, diceva: “Chi non ha senso dell’umorismo non è in grado di capire la differenza tra sé e gli altri. Non è cinico, è un potenziale psicopatico, che si rende conto di avere un deficit nei confronti degli altri, e brama il potere per potersi vendicare di ciò”. Oggi il mondo ama questi personaggi, perché è stanco di pensare. I problemi planetari sono davanti agli occhi di tutti e sembrano irrisolvibili, quindi tutti chiedono sangue, vendetta, oppressione. Tu, Madiba, dopo 26 anni di carcere duro, hai chiesto di ricordare insieme, perché l’apartheid è stato una grande disgrazia collettiva, ma hai preteso di dimenticare insieme tutto ciò che fosse stato personale, come ha tentato di fare Paul Kagame in Ruanda, trasformando le rovine fumanti della più selvaggia guerra civile dell’ultimo secolo in un paese ricco, pacificato, meraviglioso. Buon compleanno a te, Madiba, che dicevi che “ogni uomo è il signore di sé stesso, l’individuo è Re in una società di Re, in cui le regole sono collettive, ed i sogni personali. Se la società è buona, i singoli prosperano”. Esattamente il contrario di ciò che dicono i politicanti di quasi tutti i Paesi contemporanei – Cina, Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Sudafrica, Angola, Indonesia, Congo, Egitto, Iran, India, Brasile, Argentina. Tutto ciò che fu un faro di civiltà e democrazia è oggi ostaggio di una dittatura del cinismo mendace ed imbecille. Ed infatti, Madiba, tu non ci sei più. Non come Cincinnato, che tornò a salvare Roma e poi rinunciò al potere. Tu sei altrove, nel Paradiso dei Giusti. Noi qui, a metterci le mani nei capelli per la paura, la tristezza, l’impossibilità di far capire a chi non vuole, non può, non sa. Ricordare te, Madiba, vuol dire festeggiare quella parte di noi che non muore. Asimbonang ‘umfowethu thina. Ma non ti dimentichiamo mai.

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