– Nella grande confusione dovuta alla crisi del Governo Berlusconi, alla crisi dell’Euro ed alla nomina di Mario Monti, è passata sotto silenzio una notizia importante e da non dimenticare. La Corte di Cassazione ha negato l’autorizzazione a riaprire processualmente la vicenda della morte del banchiere Roberto Calvi. La notizia è un altro segnale dei nostri tempi di oblio drogato. Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, era stato trovato morto a Londra, impiccato sotto il Blackfriars Bridge, il 17 giugno del 1982. Sotto la sua direzione la banca, che apparteneva in maggioranza allo IOR, la banca offshore del Vaticano, aveva creato un sistema complesso per la gestione di patrimoni occulti e quindi aveva coperto diverse operazioni illegali. Il giudice Emilio Alessandrini, che indagava sulla banca, venne ucciso prima di Calvi. Il presidente della banca, messo alle strette, aveva scelto la fuga e stava cercando di salvare se stesso, l’istituto bancario, l’integrità dei soci – un’operazione impossibile. La giustizia italiana decise che si trattava di suicidio. Solo suo figlio Carlo ha lottato, insieme ad un manipolo di giornalisti, per ristabilire la verità, finché è riuscito a dimostrare in modo incontrovertibile di fronte ad una Corte che il padre era stato ucciso. La Procura della Repubblica di Milano ha anche identificato i possibili colpevoli: il Cardinale Paul Marcinkus (morto), il cassiere mafioso Pippo Calò, il collaboratore di Licio Gelli e dirigente della Loggia Massonica P2 Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi, membro della Banda della Magliana, strettamente legato a Bettino Craxi e Claudio Martelli. Ma ora la giustizia italiana ammette il fatto che Roberto Calvi sia stato ucciso ma nega a tutti noi che un processo stabilisca una volta per tutte la verità. Potrebbe sembrare una mera questione storica. Ed invece lo scandalo P3 di Luigi Bisignani, il fatto che piduisti importanti come Cicchitto, Costanzo, Berlusconi ed altri ricoprano ancora oggi cariche importanti o siano ancora oggi personaggi pubblici, dimostra che l’onda lunga di quel caso non si è ancora esaurita. Ma soprattutto tacere di quell’omicidio rende possibile che le alleanze fra politica, massoneria, Chiesa cattolica e crimine organizzato resistano agli anni ed alle crisi. Dimenticare Roberto Calvi vuol dire dimenticare che, per essere finalmente LIBERI e CITTADINI di un Paese LIBERO, dobbiamo prima pagare il dazio di dover ammettere gli orrori avvenuti per sperare di evitare che si ripetano. Invece no. Invece abbiamo la memoria corta e un certo Passera ministro, nonostante il suo passato burrascono da banchiere. In questo momento il mio affetto e le mie sentite condoglianze vanno a Carlo Calvi, il cui padre, a quasi 40 anni di distanza, ieri è stato ucciso di nuovo, stavolta da noi tutti.

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