È difficile mantenere la lucidità, ma ci proviamo. Il Presidente Mattarella ha detto no all’elezione a ministro del Prof. Savona. Salvini, Di Maio e Conte hanno sostenuto, che questo NO fosse inaccettabile, ed hanno quindi rinunciato a formare un governo. Immediatamente dopo, il capo dei fascisti moderati, la signora Meloni, ha invocato la messa in accusa di Mattarella, ed i Grillini hanno detto di essere d’accordo. Intanto, in Umbria, Salvini camminava per strada con la gente che gridava Osanna come all’arrivo di Gesù a Gerusalemme. Mattarella, al microfono, ha spiegato: Savona viene percepito dai mercati finanziari come un nome inaccettabili, ed infatti lo spread è salito e le borse stanno crollando da giorni. Mattarella, finalmente, ha spiegato perché questo sia gravissimo: perché sia la borsa, che lo spread, stanno perdendo (e bruciando) denari dei cittadini. Ovvio, Salvini e Di Maio non sono d’accordo con lui, ed è un loro sacrosanto diritto. Mattarella ha offerto loro NON di cambiare linea politica, ma di cambiare persona, per dare un segnale che fosse al contempo espressione della maggioranza ma non un grido di guerra all’Europa ed ai mercati finanziari. Mattarella ha anche detto di aver accettato altri nomi, ed altre proposte politiche, che certamente non condivide, perché della linea politica risponde la maggioranza, ma Mattarella risponde della legalità delle decisioni – e quindi del rispetto, da parte dell’Italia, dei Patti sottoscritti nel mondo negli anni passati. Ma Lega e M5S non si sono impuntati perché vogliono uscire dall’Euro, come pare voglia Savona, volevano solo che la responsabilità per una linea politica, sulla quale, in campagna elettorale, specialmente i Grillini sono stati gravemente ondivaghi, finisse nelle mani di una persona (esponente della casta, oltretutto) che avesse idee chiare sul da farsi, proprio nelle materie in cui i due partiti della maggioranza sanno poco o nulla. Ancora più chiaro: M5S e Lega hanno bisogno di oltre 200 miliardi per svolgere la politica sociale che hanno promesso (flat tax e reddito di cittadinanza). Non li hanno. In un mese, il raddoppio dello spread e la caduta delle borse, ha aumentato il debito dello Stato (è già accaduto!) ed ha reso quindi ancora più utopica l’introduzione di quei due strumenti di sostegno sociale. Quindi, per loro, dato che Savona è più importante di quelle due politiche (su cui hanno preso milioni di voti), c’è qualcosa di assolutamente non chiaro, di cui l’opposizione non dice nulla (per ignavia, temo) e che i fanatici del neofascismo gialloverde non vogliono sapere. Come nel 1922, i neofascisti non accettano le decisioni previste dalla legge, ed ora pretendono nuove elezioni e l’incriminazione di Mattarella. Una volta in più, per loro, la democrazia esiste solo finché decidono loro, e l’opposizione va criminalizzata. Mi sembra chiaro che, entro qualche mese, si andrà nuovamente al voto. Immagino che Lega e M5S stavolta saranno alleati fin dal primo momento, mentre il rientro nell’arena di Silvio Berlusconi, cui non è più proibito candidarsi, cambierà comunque qualche percentuale. Non credo che nella prossima legislatura ci saranno più leghisti in Parlamento, perché Lega e Forza Italia non saranno più insieme. Certamente ci saranno più Grillini, e ci saranno con lo stesso spirito con cui il Partito Nazionale dei Fasci da Combattimento fece la marcia su Roma – in una situazione in cui i partiti di opposizione resteranno silenti. Lo so che al delirio Grillista questo non piace. Soprattutto, a loro non piace un fatto che viene taciuto: tre italiani su cinque NON LI VOGLIONO al potere. Costoro, persone per bene, che non gridano, che non hanno voglia di menare le mani, e che sono soprattutto preoccupate e terrorizzate, stanno per perdere il loro diritto a manifestare democraticamente le loro opinioni, perché M5S e Lega, con la violenza verbale ed il vittimismo, vogliono obbligare il dissenso al silenzio. La battaglia su Savona, che è stata una finta battaglia sulla politica italiana a Bruxelles, è la prima scaramuccia neofascista. Non finirà qui.

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