– Questo video, tratto da una trasmissione televisiva del canale La7, pone diversi problemi fondamentali che mi pare necessario chiarire. Il primo è di natura deontologica. Ha il giornalismo il diritto di registrare e mandare in onda le dichiarazioni di una persona al di fuori dell’intervista ufficiale? Motivi per il sì: in una mondo in cui la versione ufficiale è al 99% una bugia, ben venga l’immagine rubata, finalmente un frammento di “verità” nel caos di bugie che ci ottenebrano la mente e vengono propalate da tutti i media. Secondo motivo: nel momento in cui un cittadino è a conoscenza di un crimine, ha il dovere civico di dirlo. Mi spiego: se Luigi mi racconta che ha un’amante, non ho il diritto di ferire la sua privacy raccontandolo. Se Luigi mi racconta che sta andando a casa di Giuliano per ucciderlo, allora devo fermarlo o comunque rendere noto il suo proposito criminale. Ciò che Beppe Grillo e la Casaleggio Associati sta facendo in Italia, ovvero un tentativo di colpo di Stato, forse rientra nell’elenco dei segreti che il cittadino deve raccontare per cercare di impedire che venga commesso un crimine. Ragioni per il no. Il Sig. Favia (che non conosco, ma da come parla si capisce che sia una persona in vista all’interno del Movimento 5 Stelle), dice delle bugie (o meglio commette volontariamente delle omissioni) nell’intervista ufficiale perché è seriamente preoccupato per le conseguenze personali che potrebbe subire qualora dicesse la verità, e questo, nelle regole deontologiche del giornalismo, è un suo sacrosanto diritto. Secondo motivo: chi dice che le asserzioni “off the records” siano vere e non orchestrate da Favia per attaccare qualcuno nel partito di Grillo? Il giornalista, che non conosce la verità, forse non ha il diritto di porsi come giudice di parte – il giornalismo dice che il reporter deve essere imparziale, il giornalista di questa intervista non lo è stato. Dunque? Dunque la risposta univoca è impossibile. Dato che la politica da noi è debolissima ed è da 20 anni basata sull’insulto, sull’insinuazione non suffragat da prove, sul pettegolezzo, sul ricatto, sulla messa in scena, questa intervista altro non é se non lo specchio della disinformazione degli ultimi 20 anni che viene erroneamente denominata giornalismo ed invece è solo un prodotto di scarto della propaganda non politica, ma di setta o di gruppo di potere. Beppe Grillo e la Casaleggio non costituiscono un’alternativa politica, ma una setta religiosa alternativa. Non si propone soluzioni, ma solo repulisti – ovviamente degli altri, non del marcio che ha in se, considerato il giusto prezzo che il cittadino debba pagare per avere una specie di pulizia primaverile che spazzi dalla scena il grosso della morchia di 70 anni di mancanza di democrazia e trasparenza in Italia, senza rendersi conto del fatto che Grillo non è il nuovo che avanza, ma il vecchio che rigurgita, come le ali conservatrici in seno alla DC, al PCI, al PSI, al PLI ed al PRI nel Dopoguerra: gruppi abituati da 20 anni di fascismo a sparare e dissimulare, ma senza nessuna visione d’insieme della società e dei metodi di realizzarla, senza nessun senso civico, senza preparazione, senza nessuna esperienza della democrazia. Beppe Grillo e la Casaleggio hanno dimostrato di essere l’opposto della democrazia – ed in questo modo sono in linea con il PD, il PdL, la Lega, l’IDV. il FLI, l’UDC e tutte le altre sigle e siglette della nostra politichetta di avanspettacolo, che combatte e distrugge il pensiero nel nome della difesa reazionaria dei potentati precostituiti. Quindi: questa intervista non è giornalismo, ma propaganda politica, ed in quanto tale svolge bene il suo compito e va salutata con favore, perché forse ci fornisce un minimo di trasparenza o comunque ci dà una nuova visione del Movimento 5 Stelle di cui gli elettori hanno bisogno per dividersi una volta ancora (come in Italia succede sempre) fra adepti religiosi, tifosi calcistici e liberi pensatori. Quindi l’intervista rubata al Sig. Favia sul Movimento 5 Stelle pone tutta una serie di problemi da affrontare: 1) Bisogna aver paura di Grillo, provare piacere per una sua possibile vittoria elettorale, o più semplicemente ritenerlo una variante irrilevante del futuro del nostro Paese? 2) Gli altri partiti hanno il diritto, l’autorevolezza e la capacità di opporsi al disegno del Movimento 5 Stelle, quale esso sia? 3) Cosa vogliono davvero Casaleggio ed i suoi scherani? E siccome l’ultima domanda è quella più accattivante, comincerei da questa. Tradizionalmente, in Italia, esiste un bonapartismo di sostanza mascherato da smanie rivoluzionarie. Sia nei moti del 1828 che nel corso delle battaglie per il cosidetto Risorgimento fra garibaldini e non-garibaldini; sia nell’era giolittiana che nella nascita del fascismo; sia nella truffa referendaria del 1948 che nei governi fino al 1978 (fino alla fine del sogno della possibile nascita di una vera democrazia in Italia, segnata dall’omicidio Moro), ad ogni fine di un sistema di potere, accanto a forze diverse che credono in diversi possibili futuri, emerge fortissimo un nugolo di forze reazionarie che, terrorizzate dall’idea di cambiare l’esistente, fà breccia stranamente anche e soprattutto sugli strati più poveri e meno acculturati del Paese per combattere quella svolta epocale che Ugo La Malfa, l’unico vero rivoluzionario italiano assieme ad Amendola ed a Piero Gobetti, aveva inserito nella Nota Aggiuntiva del 1962: la libertà è legata indissolubilmente alla trasparenza, alla cultura ed al benessere. Né libero mercato, né statalismo, entrambe prospettive vecchie, medievali, riaffermate dal bonapartsimo e dal bismarckismo come repressione degli ideali illuministi e purtroppo confermate nella trasposizione nel quotidiano dalla realizzazione del bonapartismo nel fascismo, nel nazismo e nel bolscevismo. In nome di questa rivoluzione né liberale né conservatrice né comunista ma di pura utopia libertaria, La Malfa e Oronzo Reale schiacciarono nel PRI coloro che invece si ritenevano religiose propaggini del amzzinianesimo e del garibaldinismo nella politica – due malattie del bonapartismo di casa Repubblicana, da cui il Partito Repubblicano, oggi, non solo non è guarito, ma ne è addirittura dominato, e per questo motivo verrà cancellato dal futuro della politica. L’essere umano ha diritto alla democrazia, ma ne ha il dovere: deve star bene, deve avere abbastanza per vivere, per pensare, per sognare, per decidere in serenità cosa sia giusto per se e per il proprio Paese. Ma il bonapartismo vuole l’opposto, la guerra tra fazioni che tutto semplifica e giustifica le differenze. Noi italiani siamo pronti a morire per un’ideale o per gli affetti, ma non a vivere per essi in modo coerente e intransigente (soprattutto con noi stessi). Siamo campioni mondiali dell’etica flessibile – che vale per tutti tranne per me che sono furbo e comunque non sposto la cifra totale della società. L’italiano, fino ad oggi, è asociale. Beppe Grillo quindi si inserisce in un momento di grande travaglio in questo solco. La gente ha difficoltá a credere nel partito della Chiesa, perché sa degli orrori che nasconde. Sa che la Leganord è un accrocco di deficenti avvinazzati, mandrilli impotenti e ladri di elemosine, beceri e tendenzialmente primordiali. Sa che partiti come l’Italia dei Valori, il SEL o compagnia cantante sono espressione delle clientele sordide che la Chiesa cattolica e quella comunista non sono riuscite a tutelare, piene di revanchismo di scuola fascista (bonapartista) che solo Mussolini seppe usare per un progetto unitario (e qui prescindo ovviamente sul mio giudizio sul bonapartismo al potere, che alla fine ha prodotto una ditattura sciocca e becera che alla prima vera difficoltà ha ucciso il suo capo). La gente sa che il PD ha cercato disperatamente di essere Democrazia Cristiana senza essere partito contadino ed ecclesiastico, ma limitandosi ad essere partito di estrema destra (un partito reazionario che sogna il ritorno al passato e congela ogni cambiamento o spinta verso il mutamento) corrotto dagli interessi finanziari internazionali – e quindi nel suo intimo profondamente antitaliano. La gente sa che il Pdl di Berlusconi è stato la sintesi di tutti questi orrori. Quindi la gente, che non capisce cosa accade, rimbambita dal boncompagnismo terroristico del marito di Maurizio Costanzo e di tutta l’informazione (propaganda) politica, preferisce smettere di pensare ed affidarsi ad una catarsi distruttrice, un Giudizio Universale, Beppe Grillo che in base a dei criteri assolutamente incomprensibili di estetica ed antipatia e senilitá incipiente divide il mondo in vivi e morti. Qualunque cosa venga dopo sarà meno peggio, pensa. Lo credeva anche quando elesse Berlusconi nel 1994. Lo credeva quando lo depose poco dopo. Lo credette di nuovo riportandolo al governo. Lo credette una volta in più accettando il colpo di Stato della Commissione Europea e del presidente Napolitano, che ha annullato il Parlamento ed eletto un funzionario di banca debole e prezzolato a Primo Ministro. Ed ogni volta è andata peggio. Ora Grillo promette. Ma non si sa cosa. Il povero Pizzarotti, a sei mesi dal suo insediamento si Sindaco di Parma, ancora non ha cominciato a lavorare. Chi farà il presidente del consiglio se vince Grillo? Casaleggio personalmente? No di certo. Grillo nemmeno. C’è un altro nome. No, non Marco Travaglio, anche se appartiene allo stesso movimento esoterico di protofascismo intellettuale. Nemmeno Alessandro Del Piero, che é andato a vivere in Australia. Ma deve essere un nome di quel calibro lì. E deve essere uno che si lasci guidare da Casaleggio. Dev’essere qualcuno che é già sul palcoscenico ma a cui nessuno sta pensando, perché è apparentemente pulito o nessuno potrebbe mai immaginarselo come demiurgo. Chiunque io elencassi qui sarebbe un insulto ad una brava persona che non c’entra nulla, probabilmente. Quello che vuole Casaleggio é chiaro: sdoganare il suo partito del fascismo elettronico come una possibile via d’uscira bonapartista, né di destra né di sinistra, ma sociale, come fu il fascismo di Benito Mussolini. Ma non siamo più nel 1920, ed il Sig. Favia lo ha detto – facendo così il partito gli esploderà fra le mani, perché la gente per bene che sta lavorando nel Movimento 5 Stelle ne uscirà furibonda. Forse. E forse no. Speriamo che ciò accada. Ma pare oramai chiaro che questa parabola passa per una votazione elettorale, per un trionfo alle politiche che il Movimento 5 Stelle dimostri di non saper gestire. Personalmente ho orrore di queste cose, ricordandomi il governo Facta ed il governo Von Hindenburg. Questa intervista a favia dimostra che siamo in una situazione simile a quella del 1922. Si tratta ora di capire se gli italiani, da allora, sono cresciuti o no. Io temo di no. Seconda domanda: Gli altri partiti hanno il diritto, l’autorevolezza e la capacità di opporsi al disegno del Movimento 5 Stelle? La mia personale opinione è: no, giammai. Ogni attacco pubblico di uno qualunque dei partiti della Seconda Repubblica rafforza Grillo e Casaleggio. Se il bue dà del cornuto all’asino, a parte gli inguaribili tifosi, gli altri pensarenno: ma che diavolo sta dicendo quello? Come fà ad aprire la bocca lui, che é il simbolo dell’incapacità, della corruttela, dell’arroganza, dell’inefficienza, della non democraticità e delle ruberie? Se è vero, come credo, che Grillo non è alternativo a Berlusconi, Alfano, Monti, Casini, Maroni, Di Pietro, Vendola, Renzi e Bersani, allora é altrettanto vero che nessuno di loro é alternativo a lui. Nessuno. L’esistenza di Grillo pone quindi un problema tremnendo ed apparentemente insolubile. Dopo la caduta di Berlusconi molti hanno pensato: così in basso non ci cadremo mai più. Invece Monti é un passo ulteriore verso il basso. Ed ora Grillo blocca la strada per qualunque soluzione che ci riporti verso l’alto. Toglie spazio a qualunque nuova candidatura, nuova idea, nuova aggregazione. Soffoca il dibattito costruttivo, obbliga a misurarsi sempre con le stesse corbellerie, pettegolezzi, frittelle di aria vecchia, dichiarazioni deliranti. Non dá nessuno spazio ad una forza che abbia un’idea di un cambiamento strutturale che ponga al centro gli ideali delusi della Nota Aggiuntiva: democrazia, trasparenza, libertà, benessere. Ma se i partiti non hanno il diritto di dare lezioni a Grillo, e la stampa non é altro se non il megafono rauco e spocchioso della politica, chi lo ha questo diritto? L’ultima domanda: Bisogna aver paura di Grillo, provare piacere per una sua possibile vittoria elettorale, o più semplicemente ritenerlo una variante irrilevante del futuro del nostro Paese? Temo che Grillo sia un passaggio inevitabile, ma che davvero non sarebbe stato necessario. Se i nostri politici, i nostri imprenditori, le nostre banche, i sindacati, tutti noi (quindi noi stessi, ciascuno per se), avessimo fatto i compiti a casa dopo le grandi prove fallite della nostra storia: il referendum del 1948, la legge truffa del 1953, l’uccisione di Enrico Mattei, la crisi mondiale del 1973, l’omicidio Moro e la strategia della tensione, la fine della Guerra Fredda, le guerre di conquista americane degli anni ´90, lo scontro con l’Islam del 2001, la crisi globale del 2007. Ogni volta siamo stati ricacciati indietro ad una condizione ottocentesca, ogni volta abbiamo dovuto raccattare i pezzi e ricominciare da capo. Ed ora Grillo rischia di creare un vuoto ancora più spaventoso. Se vince e delude, chi potrà mai convincere gli italiani a credere a qualcosa? Quindi non bisogna avere paura di Grillo in se, ma di Grillo in me, per parafrasare Giorgio Gaber. Bisogna aver paura delle idee folli di totalitarismo elettronico di Casaleggio, della balbuzie delirante del vecchio comico che, raggiunta l’etá della pensione, appare come il Nerone di Ettore Petrolini. Bisogna aver paura del vuoto che lasceranno, del fatto che molti crederanno che non ci sia nulla a cui credere, perché è stato insegnato loro a non credere a se stessi ed hanno considerato comodo accettare questa versione servile e medievale della vita pubblica. Ridiamo per il fatto che la Russia e la Cina abbiano vinto la Guerra Fredda 20 anni dopo averla persa, del fatto che la Germania vinca la Seconda Guerra Mondiale 65 anni dopo la distruzione di Berlino. Ma cosa dovremmo allora dire e fare per il fatto che noi, 1536 anni dopo la morte di Romolo Augustolo, stiamo ancora continuando a perpetrare, con noiosa esattezza ed ossessiva ripetitività, la fine della civiltà e dell’Impero Romano? Allora copiammo la democrazia dai greci, la sporcammo di una corruttela infigarda e infinita, ci spegnemmo nell’incapacità di ristrutturare l’economia, la logistica, le comunicazioni, il sistema di controllo sociale, nella mancanza di solidarietà e nel non voler accettare individualmente le regole che assicurino libertà, democrazia e benessere a tutti. Vogliamo un giardino più verde di quello del vicino. Non migliorando il nostro, ma calpestando l’altrui. Grillo è l’apoteosi dell’oscurantismo pagano e precristiano della Roma dei liberti. Dopo di lui, il diluvio. Dopo il diluvio, dovremo esserci noi. Per scelta, per vocazione, per senso di responsabilità. Noi democratici, progressisti, costruttori di benessere e trasparenza senza aggettivi. Dobbiamo costruire nuove ali all’Italia per uscire dal Labrinito del Minotauro, ricostruire la lingua per cancellare la Menzogna di Dedalo, riscoprire l’affetto, la lealtà, la profondità e la solidarietà per capire che dalle sabbie mobili si esce insieme, o si muore tutti. youtube.com/watch?v=Oah6vq4QHPY
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