Oggi ho letto, sul sito del PD, la presa di posizione del responsabile della comunicazione del partito, Marianna Madia, sulla tragedia di Genova. Ve la ripropongo, perché è perfetta per spiegare un mio pensiero sul PD. (https://www.partitodemocratico.it/news/adesso-basta-ponte-genova-marianna-madia/). Inizio dalla fine: sono d’accordo su tutto (TUTTO) ciò che dice la Signora Madia, e per questo motivo dissento completamente con questo suo comunicato stampa, che sostiene: a) quella del Ponte Morandi è un’immane tragedia, ma non una fatalità; b) bisogna stabilirne le responsabilità, e queste sono giuridiche, non politiche; c) se si mischiano questi due livelli, si fa del cinico populismo e si fa la campagna elettorale strumentalizzando delle vittime innocenti; d) si attacca il PD per aver preso (in modo trasparente) soldi da Autostrade per l’Italia, quando è noto che tutti (Lega in testa) hanno preso altrettanto, ed in modo legale; e) il modo di scatenare e gestire l’odio e le bugie sui social network, che la coalizione di governo mette quotidianamente in campo, è sconcertante e disgustosa; f) il governo urla che farà questo o quello, ed una volta in più, poche ore dopo, silenziosamente se lo rimangia. TUTTO vero, la Signora Madia ha ragione, e per questo motivo ha torto (a mio parere). Io sono convinto che sia Salvini che Di Maio agiscano a sangue freddo. Il fatto che, chi li contrasta, risponda puntualmente su ogni singolo dettaglio, è logicamente ineccepibile, retoricamente una sconfitta, politicamente una tragedia, perché non fa che confermare il diritto di Salvini e Di Maio di comportarsi come si comportano, visto che riescono, in questo modo, a monopolizzare ed indirizzare la polemica tra i partiti, e portarla il più lontano possibile dalla politica e dalle possibili soluzioni: Due cose odiano Grillini e Leghisti: la presa di responsabilità per ciò che dicono (e quindi per le soluzioni) e le regole sane della politica – che è il contrario dell’intrighismo da corte borbonica nel quale cade anche il PD. Il Comunicato Madia da soddisfazione a Lega e M5S, dimostrandogli che avevano ragione sul fatto che la loro reazione alla tragedia del Ponte Morandi sia stata quella più efficace dal punto di vista propagandistico. Ma la politica è il contrario della propaganda. Invece qui siamo alle solite. Di Maio e Salvini straparlano, e tutti corrono a sostenere o sputtanare ciò che hanno detto. In questo modo la questione che dovrebbe essere centrale scompare, ed il PD, se davvero mai un giorno volesse diventare un partito politico (oggi non lo è) è perduto. Adriano Liloni mi accusa di essere fazioso e saputello, Vladimir Spirito di essere un ignorante, Valerio Pietropaoli di essere un tossicodipendente, Kelly Carnemolla di essere un perbenista superficiale ed antidemocratico, Marcello Fusi di essere ingiusto e rabbioso, Antonio Martines sostiene che appartengo ad alcune cospirazioni internazionali (il mondialismo). Molti mi chiedono perché mai io mi lasci trattare in questo modo. Questa polemica è utile anche per spiegare questo punto. Prima di tutto, io sono solo un vecchio brontolone, e spesso mi sbaglio. Secondo poi, io credo ancora nell’esistenza di una minoranza di gente intelligente ed appassionata, che legge chi mi insulta, e ne trae informazioni sul carattere e le dinamiche di chi non è d’accordo con me, e poi si fa una propria opinione. Ma stavolta vado oltre, e vi spiego cosa avrei scritto io, se fossi stato Papa, o, meglio, responsabile della comunicazione del PD. Primo punto. La tragedia di Genova ci dà adito a pensare che alcune opere fondamentali per l’Italia, come i ponti, ma non solo questi, siano deteriorati al punto da essere divenuti pericolosi. Noi dobbiamo immediatamente richiamare coloro che hanno la responsabilità di queste infrastrutture ad un tavolo e capire in tempi brevissimi cosa sia necessario fare per evitare che, dopo Ponte Morandi, altri ponti crollino. E dobbiamo mettere a disposizione un meccanismo, anche economico, per risolvere la questione, magari concedendo un prestito della Banca d’Italia che dia la possibilità a quelle aziende di fare il necessario, e farlo subito. La politica deve risolvere il problema della gente che muore, non punire i sopravvissuti. A volte, per fare questo, la politica deve fare scelte impopolari. Che sia. Gerhard Schröder ha salvato il suo Paese, con l’agenda 2010, ma ha condannato il suo partito alla sconfitta elettorale. Un motivo di più per stimare l’ex Cancelliere. Secondo punto. Il governo Di Maio-Salvini, per bocca del loro addetto stampa Conte, ha annunciato che scavalcherà la giustizia. La giustizia dev’essere completamente indipendente dalla politica. Questa linea politica del governo, il cui scopo chiaro e trasparente è quello di sostituire le decisioni del governo all’iter della giustizia, non solo è anticostituzionale, ma è anche impraticabile e serve a screditare il principio di legalità agli occhi della popolazione. Allo stesso modo, lo stesso PD deve smetterla di fare politica usando le inchieste. La politica si combatte con la politica, non con i pizzardoni. Dopo vent’anni di questo balletto tra PD e FI, ecco i risultati nefasti: Lega e M5S. Questi movimenti sono contro la legalità, e giustificano questa posizione attaccando la lentezza dei Tribunali. Ebbene, questa cosa va risolta immediatamente, aumentando da subito i fondi ed il numero di addetti della Polizia e della Magistratura, rifondando i criteri con cui i magistrati imparano il loro mestiere. Nel mondo anglosassone, se un magistrato presenta una richiesta di rinvio a giudizio più lunga di una ventina di pagine, viene licenziato. Bisogna insegnare ai magistrati il loro mestiere, e poi metterli in condizione di lavorare. A quel punto bisogna pretendere che stabiliscano le responsabilità civili e penali eventuali del crollo del Ponte di Genova. Ma la politica, da questo percorso, deve restarne fuori, perché non cadiamo nel tranello retorico di chi, facendo leva sul dolore, cerchi di smontare le istituzioni democratiche. Insomma, bisogna identificare il vero problema e risolverlo, non litigare con i twitter. Terzo punto. Il governo deve affrontare la stesura di una Legge di Bilancio difficile, e deve farlo pragmaticamente: il sistema idrogeologico, il sistema sanitario, il sistema scolastico, il sistema dei trasporti, la giustizia, queste sono le vere priorità. Esattamente come il rilancio dell’economia. Con un programma di ricostruzione nazionale, anche il mercato del lavoro si muove. Lo fa da sé. Quindi bisogna trovare SUBITO delle soluzioni condivise con e dall’economia privata del Paese, per fare in modo che ogni Euro che si possa reperire venga speso per queste priorità, usando anche la grande quantità di forza lavoro attualmente disoccupata, non importa di quale nazionalità, basta che si lasci mettere in regola. Bisogna spiegare agli Italiani che bisogna rimboccarsi le maniche, non regalare i telefonini ai figli di modo che ci lascino in pace. Bisogna fare politica, riaprire scuole che la insegnino, non inseguire chi è oramai convinto che possa farne a meno e che, in questo modo, con la nostra complicità smonta (democraticamente) la democrazia. Quarto punto. I cittadini devono tornare ad essere tali. Devono essere coinvolti veramente, devono capire che non esistono soluzioni giuste, ma solo soluzioni efficienti, e soluzioni tollerabili, e bisogna accontentarsi di perseguire queste. Con coraggio, a testa alta, dicendo tutto, costringendo la gente ad imparare nuovamente il senso delle singole parole, e poi a leggere e scrivere. Su Retequattro non devono mandare in onda Barbara Palombelli, ma il Maestro Manzi.

Lascia un commento