E venne il giorno in cui, paragonando un anno di Giunta Raggi alle giunte precedenti, mi resi conto che, avendo i Grillini smesso di governare da circa quattro mesi, ora non sono più il peggior governo della città da Nerone in poi, ma sono più o meno in linea con i tempi di Ignazio Marino e certamente meno peggio delle Giunte Carraro e Rutelli. Da un lato c’è un ragionamento puramente numerico (http://www.glistatigenerali.com/…/il-primo-anno-di-virgini…/), che però mi convince solo in parte – mi dice, in sostanza, che Virginia Raggi dice la verità quando afferma che la sua Giunta sia continuamente chiamata a mettere pezze d’emergenza in buchi creati dalle amministrazioni precedenti. Sicché mi pare il momento di iniziare un nuovo ragionamento, specialmente dopo che la Sig.ra Raggi, con una missiva tra il buffo ed il patetico, ha offerto una pace taralluccio-alcoolica all’unico avversario politico che ha: “Il Messaggero” della famiglia Caltagirone, che ora la ama perché ha dato l’ok per la costruzione dell’ecomostro che si ostinano a chiamare Nuovo Stadio della Roma. Dunque: la Raggi non ha nessun progetto per Roma, se si eccettuano cretinate come i centri di pannolini di scambio e la funivia. La raccolta differenziata è fallita, ma non per colpa della Giunta, quanto perché le aziende che la dovrebbero fare (e sono pagate per questo) non la fanno. Ma l’alternativa quale è? La destra è scomparsa dal palcoscenico politico, e si fa notare solo per azioni di violenza pura ed efferata (come il pestaggio di un liceale che aveva indosso una t-shirt di un cinema alternativo) o per episodi di corruttela. Marchini non fa nemmeno più ridere, scomparso anche lui. E poi c’è il PD, che sta per andare a congresso con lo scopo di superare gli anni orrendi del regime Orfini-Bettini. Ci sono in lista quattro candidati, tutti renziani. La differenza: fanno a gara a chi è più renziano e sostengono che a Roma, per vincere, bisogna offrire più emotività ed affetto (sic!). Sulle questioni importanti: nulla. Zero assoluto. Silenzio assorto ed imbarazzato. Se da un lato i Grillini amano il Clan mafioso dei Tredicine, approvano delibere per proteggerli e ne difendo no le zone di influenza, mentre cercano in ogni modo di occupare militarmente il resto del territorio (combattendo le iniziative culturali indipendenti, o sequestrando infrastrutture come la piscina di Corviale), dall’altra il PD, orfano di Buzzi e Carminati, ovvero dei propri referenti mafiosi, non ha più nulla da dire e non ha i soldi per dirlo: la Federazione Romana ha un buco di oltre 1 milione di Euro e pensa di lanciare un’iniziativa di crowd-funding (non possono chiederci l’otto per mille…). I soldi sono scomparsi per finanziare dieci anni di lotte correntizie intestine e non-politica. Nell’ultimo decennio le uniche vere iniziative politiche sono state quelle del Partito Radicale – prima che le faide interne suicidassero anche quel movimento. Quando al dissenso interno al M5S, che prometteva epurazioni anche in consiglio comunale, ci hanno ripensato: perderebbero la maggioranza, si devono tenere gli incazzati e far finta di andare d’accordo. Democristiani come sono, nell’anima, ce la faranno ai soliti prezzi da Manuale Cencelli. Essermi trasferito a Bologna ha raffreddato la mia rabbia. Nel capoluogo emiliano comanda un solo clan, che si chiama Lega delle Cooperative ed è diviso in diversi mandamenti (Unipol, Ndrangheta emiliana, Manutencoop, etc.) e sta gestendo in modo diverso la crisi, mantenendo una facciata di funzionalità ed usando forza lavoro schiavizzata per garantire la sopravvivenza di un sistema che, in un’economia di mercato, non sopravvivrebbe nemmeno il tempo di fare una telefonata a Chididovere. Perché lo sfascio degli Enti Locali è lo sfascio di tutto il Paese. Leggo le ultime dichiarazioni di Di Maio e non so più nemmeno sorridere. Talmente ignorante da meritare non un Tapiro d’Oro, ma il titolo di Re di Paperissima. Di progetto politico non parla nessuno, ci sono solo i tentativi di trasformare la crisi italiana in un quella della Grecia, operati da Padoan e Calenda, ed il niente che vi si oppone. Voi discutete dello “ius soli”, ed intanto, da tempo, è stato approvato lo “ius sola”: comanda chi è più scemo, la spara più grossa e cerca di fare il meno possibile, aspettando l’inevitabile.

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