Leggo Matteo Renzi che racconta l’ennesima bugia. Il disastro delle elezioni amministrative locali sarebbe da addebitare alla scissione “verso sinistra”. Con lui oramai le balle diventano un arzigogolo sempre più complesso ed indistricabile, perché – per decodificarle – bisogna accettare per vere altre bugie. In questo modo lui, come Berlusconi dal 1994, costruisce una realtà fittizia in cui alcuni dati di fondo vengono trasfigurati e (sperano loro) cancellati. Cerchiamo invece di essere concreti. In queste elezioni amministrative si è visto di nuovo che la popolazione sia spaventata e disperata. Se non c’erano candidati conosciuti e credibili, la popolazione ha votato CONTRO i Grillini, e non a favore di qualcun altro, perché ha visto come vengono amministrate Roma e Torino. Verissimo: altrove i sindaci grillini si sono dimostrati bravi, ma se fai casini a Roma, l’essere bravo a Lettomanoppello diventa ininfluente. Dopodiché, quando si è trovata di fronte la scelta tra un leghista o berlusconiano da una parte, e un renziano dall’altra, ha votato CONTRO Renzi. Anzi: contro l’establishment, visto che non ha eletto la fidanzata di Tosi a Verona. Renzi ci racconta ora che alle politiche le cose andranno diversamente, esattamente come ce lo racconta Grillo. Non ho la palla di vetro e non so se sia vero, mi sembra francamente più credibile una vittoria grillina, ma potrei sbagliarmi di grosso. Ciò di cui sono fermamente convinto, invece, è di ciò che da giorni ripete una persona intelligente e preparata come Marco Quaranta: l’orrore creato da Renzi e Grillo ha resuscitato Berlusconi, che era morto e stramorto. Alcuni dei suoi lettori continuano a ripetere che se D’Alema e Bersani non avessero scisso il Partito, le cose sarebbero andate diversamente. Una bugia: sarebbe stato lo stesso, ma non ci sarebbe stato un gruppo di politici non schierati né con Grillo, né con Renzi, né con Berlusconi, che potesse un giorno divenire un’alternativa possibile. Non oggi, ma un lontano giorno futuro, quando quel gruppo avrà espresso non Prodi e D’Alema, ma uno straccio di possibile soluzione al disastro italiano. Si è votato sotto l’effetto di tre catastrofi: Alitalia, le banche Venete e la siccità. Quest’ultima è dovuta al fatto che, nonostante le grida di allarme di Zaccagnini nel 1973 (porca miseria, vi rendete conto? Nel 1973???) e dei Repubblicani nel 1983, l’Italia non ha mai investito i soldi necessari per rifare le condotte idriche che – oggi – perdono circa il 40% dell’acqua trasportata. Questa è una cosa che costa soldi? Certo. Ma quanto costa non farla? Quanto è costata in 50 anni? Se non è stata fatta, questa è una scelta POLITICA, fatta dalla POLITICA, approvata dalla POLITICA. Tutta. Lo stesso si può dire di Alitalia. Da quanti eoni sappiamo che la compagnia di bandiera, così, non può sopravvivere? Da quando era parte dell’IRI, ovvero da quando Prodi (tale Romano Prodi, un boiardo democristiano che mille anni fa era a capo dell’IRI) accettò di staccarla dalla holding industriale di Stato. E nel corso di questi secoli, cosa è stato fatto? I governi di destra, quelli Lega – Forza Italia, hanno sperperato miliardi per cercare di spostare l’hub principale da Roma a Milano, una cretinata colossale che è costata, fino ad oggi, più di 80 miliardi di Euro, ed ovviamente non funziona. Ma queste sono catastrofi che si conoscevano, la gente le dimentica volentieri. Quella nuova è la bancarotta della Banca Popolare di Vicenza e della Veneto Banca – due banche spolpate dalla politica leghista, di cui nemmeno Renzi dice nulla, perché lui ed i suoi di banche ne hanno spolpate altre (Banca Toscana, MPS; Unipol e Banca Etruria) e ci sono ancora i questurini che indagano. Né del resto possono dire qualcosa i berlusconiani, che alle spalle hanno disastri come la Popolare di Lodi, e via dicendo. Dopo aver licenziato una manovra di taglio del welfare (e non della spesa pubblica) di oltre 20 miliardi di Euro, ora ne promettiamo altri 20 per salvare queste due banchette locali, e TUTTI (Grillini in testa) stanno zittissimi, ma proprio super mega zittimissimi. Perché sanno tutti che questa decisione significa (tra sei mesi) l’aumento dell’IVA. Amen. Nessuno lo vuole raccontare. Perché se due banche locali creano un buco da 20 miliardi, quanti altri buchi bisognerà coprire o sono stati coperti senza che ci sia stato detto il giusto? Sono il primo a gridare con la politica di austerità suicida voluta dalle autorità della UE, ma bisogna essere onesti, e dire che a Bruxelles non si lasciano incantare né da Renzi, né da Grillo, né da Berlusconi, né tantomeno da Salvini, che è in assoluto il politico italiano di cui tutti, a Bruxelles, hanno l’opinione peggiore. Insomma, lassù sanno bene che il bilancio italiano, dai tempi della “contabilità creativa” inaugurata da Tremonti, sia solo un cumulo di bugie. Quanto è profondo il VERO buco delle banche italiane? C osa accadrà il giorno che Mario Draghi smetterà di regalare loro denaro per sopravvivere, visto che le nostre banche, al contrario di quelle degli altri Paesi, non ne hanno per sostenere un abbozzo di ripresa? I cittadini italiani sono o lobotomizzati o disperati. Per fortuna, quelli disperati crescono di numero, perché persino i lobotomizzati, quando finiscono i soldi, si accorgono che i pelini dell’ano stiano bruciando. La gente vota a casaccio, così come abbandonò la Piazza di Torino al primo segnale di nulla la notte della finale con il Real Madrid, lasciando cocci di vetro e corpi insanguinati a terra. Quindi continuerà a votare CONTRO. Renzi e gli altri continueranno a dire bugie. Le cose peggioreranno. Magari avremo un governo nazionale Grillino che sarà capace di fare persino peggio di Raggi a Roma, e poi? E poi? Se nel frattempo Berlusconi fosse morto, visto che Napolitano è impopolare e Rodotà è morto, propongo Bobo Craxi e Cirino Pomicino. Ed un biglietto di sola andata verso ovunque. Fuori da qui. E se quel bugiardo di Renzi, allora, dovesse gridare contro Bersani, la gente crederà che stia lamentando l’esclusione dalla nazionale di un terzino dell’Atalanta, perché tra poco, della cosiddetta sinistra, non resterà nemmeno il ricordo lontano.

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