Giuseppe Giorgi, padrino della Ndrangheta, latitante da 23 anni, viene arrestato a casa sua. Mentre i Carabinieri lo trascinano fuori, ecco che lo aspettano dei cittadini, gli baciano le mani, lo salutano, lui sorride. Ovunque nel mondo, ed anche non lontano da lì, la macchina del crimine organizzato continua inarrestabile, non dorme mai. Armi, droga, prostituzione, corruzione, appalti, politica, gioco d’azzardo, tutto. Abbiamo imparato che non ci sia più nulla che segua una legge al di sopra del sopruso, che tutto è violenza ed arbitrio, ed allora un capomafia è l’unica, ultima autorità possibile. Colui che garantisce la vita, il cibo, il calore, la sicurezza. Questo non è accaduto in un attimo. Lo abbiamo costruito insieme, dieci miliardi di formiche dette “esseri umani”, spinti dalle pulsioni più elementari ed organizzati nel mondo supertecnologico che ci ospita, giorno dopo giorno, anno dopo anno, seguendo istinti che avevamo già quando abitavamo nelle caverne. L’interesse immediato guida tutto, si è persa la voglia di pensare ai propri figli e la capacità di misurare la portata delle nostre azioni, Crediamo tutti che ci penserà qualcun altro, che le cose non possono poi essere tanto brutte quanto le si dipinge. Uno dei criminali più sudici e volgari degli ultimi 100 anni, Donald Trump, è stato eletto democraticamente a guidare uno dei più grandi Paesi della Terra, ed ora va in giro a spiegare che continuerà ad inquinare e che non gliene frega nulla dell’aumento generale della temperatura che causerà milioni di morti. Non sono fatti suoi. Trump è un effetto, non la causa. Nei Paesi del fondamentalismo musulmano, gli esseri umani vengono usati come carne da macello, inviati ad uccidersi e ad uccidere senza senso. Ma poi, ovunque si guardi, lo stesso disumano disastro. Ognuno di noi si chiude, fa finta di nulla, o se può si prepara al peggio, o peggio ancora, finge di credere al politicante di turno, che sta lì perché si è accordato con gli altri squali, e con il crimine, e finge di dispensare denaro, lavoro, sicurezza. Nella potente Germania basta una telefonata per far impazzire di paura (giustamente) 100mila persone. Non esiste più nulla di ciò che i nostri nonni sognarono ed edificarono alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e noi siamo i pupazzi di quei nipoti cui loro sognarono di dare vita, serenità, pace, sicurezza, benessere, progresso. Crediamo, forse a ragione, di essere piccoli, irrilevanti, impotenti, futili. Allora penso a Peppino Impastato, che nel paesino di Cinisi si fece ammazzare perché sfotteva Don Tano Badalamenti. Una cosa di provincia, penserete. Ma poi si vede che Don Tano, socio di Luciano Liggio, è tra i fondatori della mafia moderna e della sua collaborazione con lo Stato, della sua internazionalizzazione (dalle carte della Piazza Connection emergono i suoi commerci con l’Asia, l’America, l’Australia, il Brasile…), del suo collegamento con il fascismo (fu tra gli sponsor del golpe Borghese) e faceva comunella con Giulio Andreotti – secondo il processo per l’omicidio di Mino Pecorelli, Andreotti avrebbe chiesto a Don Tano di eliminare quel giornalista scomodo. Don Tano avrebbe dato l’ordine ad un killer fascista, che uccise Pecorelli: Massimo Carminati, quello (anni dopo) socio della Lega della Cooperative e che dirige Mafia Capitale. Il povero Peppino, insieme a quattro amici, aveva sfidato tutto questo in un paesino di 12mila abitanti. Non siamo mai piccoli, irrilevanti. Ma lo possiamo diventare. Lo siamo divenuti. Perché non sappiamo, non vogliamo sapere, non vediamo, non vogliamo vedere. E così si vede che non amiamo e non rispettiamo noi stessi, e nemmeno i nostri cari, tantomeno i nostri figli. Siamo i moderni Giuda globali, e stiamo salendo il Golgota, scattando i selfie di chi porta la croce sulle spalle, e che noi abbiamo tradito con il nostro egoismo, la nostra indifferenza, la nostra pigrizia, la nostra paura – e non c’è nemmeno stato bisogno di pagarci 30 denari.

Lascia un commento